Friuli e Venezia Giulia, la Provincia vuole rimettere il trattino
Passa l’ordine del giorno presentato dal Front Furlan Fontanini: porterò avanti la richiesta. Il Pd: tema è la specialità

UDINE. Il consiglio provinciale impiega un’ora e mezza a discutere sul trattino da ripristinare per la denominazione ufficiale di “Regione Friuli-Venezia Giulia”. Quel trattino, secondo Federico Simeoni (Front Furlan), che ha presentato un ordine del giorno, condiviso e approvato da altri consiglieri durante il dibattito, ha un significato ben più profondo perché c’è in ballo l’identità del Friuli. Identità già cancellata con la riforma del 2001, quando alla denominazione è stato eliminato il trattino, mentre alle regioni autonome Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta è stata aggiunta la denominazione nella lingua minoritaria più parlata dalla popolazione (Sudtirol e Vallée d'Aoste).
«La questione non è banale – afferma Simeoni – e ripropone un tema storico, geografico e politico che fonde due realtà, il Friuli e Trieste, completamente diverse». Tanto che nell’ordine del giorno si chiede anche una nuova «denominazione più corretta»: quella di regione “Friuli e Trieste”. Inoltre, il nome dovrebbe essere accompagnato anche dalla traduzione “Friûl”, nel riconoscere una minoranza linguistica che affonda le sue radici nella storia ed è la più parlata sul territorio regionale.
«Ha fatto bene il Front Furlan: non possiamo rinunciare ai nostri interessi per andare d’accordo con gli altri» afferma Eros Cisilino e «non si può cancellare la storia per la volontà amministrativa di semplificare: la regione va ripensata nei due poli che nulla hanno in comune» è il commento di Stefano Marmai, capogruppo Udc. Pur condividendo la complessità del documento nei passaggi storici, Renato Carlantoni nutre dei dubbi sulla denominazione di “Friuli e Trieste” che dimenticherebbe il mondo giuliano e goriziano, mentre per Luciano Cicogna bisognerebbe avere una visione più ampia: «Guardiamo al futuro e lasciamo il dibattito agli storici».
Andrea Lerussi (Pd) e Arnaldo Scarabelli rimettono al centro la questione della specialità, vero tema da affrontare, di cui «sono i consiglieri regionali a doversi far carico di rappresentare la minoranza friulana». La necessità di aprire una riflessione sul punto trova giustificazione in un momento in cui il Parlamento sta rimettendo mano al titolo V della Costituzione, che riguarda anche l’assetto istituzionale delle regioni e quindi può essere occasione per rivedere anche la denominazione Friuli Venezia Giulia. «Porterò avanti la richiesta, condividendo il ripristino del trattino ma soprattutto la denominazione in altra lingua» afferma il presidente della Provincia Pietro Fontanini.
Approvato anche l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Stefano Marmai e Stefano Balloch riguardante il mantenimento delle attività svolte dagli ospedali di Cividale e Gemona e la funzione di pronto soccorso nelle 24 ore, contrariamente a quanto prevede il disegno di legge della riforma sanitaria alla quale sta lavorando la Regione. I due consiglieri si fanno portavoce della preoccupazione di amministratori e cittadini per il previsto declassamento delle funzioni svolte, che li vuole riconvertiti per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie con un pronto soccorso limitato alle 12 ore. «Si contesta il modo in cui è stata proposta frettolosamente la riforma, letta sui giornali e senza coinvolgimento dei diretti interessati» commenta Marmai.
«Anche se condivisibile sulle linee generali, la possibile riduzione dell’orario del pronto concorso ha generato apprensione nella popolazione locale e focalizzato l’attenzione su elementi non prioritari» dichiara Balloch.
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