Boschi: "Aboliamo le Regioni autonome". Poi fa dietrofont. E' scontro in Friuli
Bufera sul ministro. Serracchiani: «Tutelo io l’autonomia». Ma Fi attacca. Riccardi: «Basta, svendono i nostri valori»

UDINE. L’affondo. Poi il silenzio. Poi il dietrofront. Il ministro Maria Elena Boschi infiamma l’ultimo giorno della Leopolda renziana. E, ancora una volta, il tema tocca da vicino il Friuli Venezia Giulia. Sollecitata dai presenti, infatti, il Ministro ha spiegato che il Governo in questo momento «non può avanzare una proposta simile», ma che lei sarebbe favorevole «all’abolizione delle Regioni a statuto speciale».
A scaldare il dibattito, dunque, le parole del ministro delle Riforme sul titolo V. Parole che sembravano indicare la volontà del governo di cancellare le autonomie speciali, proprio a pochi passi dal governatore Debora Serracchiani, numero due del Pd. E se ufficialmente, le parole di Boschi sono state fraintese, esagerate, artefatte - è la litania ufficiale dei renziani per tutto il pomeriggio di ieri - la verità è che i governatori delle regioni autonome, Serracchiani in testa, sono sobbalzati. Telefonate, sms, incontri hanno evitato uno strappo con le regioni a statuto speciale.
E così, in serata, il ministro ha precisato con una dichiarazione alle agenzie, misurata al millimetro, che se non è un dietrofront è certamente una retromarcia sostanziale. Dice Boschi, dopo un pomeriggio di fuoco, che «il mantenimento delle Regioni a statuto speciale non è in discussione in questa riforma». Serracchiani tira un sospiro di sollievo, dunque, dopo un intervento alla Leopolda che aveva come leitmotiv proprio il tema delle riforme del governo.
Con la governatrice friulana che ha spiegato come la strada imboccata dal premier Matteo Renzi e dal Pd sia anche la sua, partendo proprio dal Friuli Venezia Giulia come laboratorio per le riforme. Serracchiani non rinuncia, insomma, «a far parte della squadra di Renzi, che intende cambiare l’Italia» così come non rinuncia «a mettere in pratica il cambiamento partendo proprio dalla Regione di cui ho l’onore di essere presidente», spiega. Anche se il centrodestra regionale va all’attacco della presidente e annuncia un’interrogazione, a firma del capogruppo di Forza Italia Riccardo Riccardi sulle parole del ministro Boschi.
E così il Pd è corso ai ripari. Ufficialmente si parla di «esagerazioni nell’interpretazione». Ma, nella sostanza, il “tam tam” dalla Leopolda aveva già portato il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi a bollare le parole della Boschi come «la riproposizione di stanche litanie peraltro non veritiere né aggiornate». Un pressing che ha portato in serata il ministro a ritornare, pur parzialmente, sui propri passi spiegando che «non è in discussione in questa riforma il mantenimento delle Regioni a statuto speciale e, soprattutto, non ho mai sostenuto che sia un obiettivo di questo governo il loro superamento».
Boschi, quindi, avrebbe parlato a titolo personale non rappresentando la posizione ufficiale dell’esecutivo Renzi che non ha toccato le prerogative delle Speciali all’interno del Titolo V della Costituzione. Una precisazione che non è tuttavia bastata per evitare alla Serracchiani una domenica di polemiche all’interno dei confini regionali. A riattizzare il fuoco ci ha pensato il capogruppo di Forza Italia in Consiglio Riccardo Riccardi preannunciando per oggi la presentazione di un’interrogazione in materia.
«Siccome non è che abbia parlato una hostess della Leopolda, ma un Ministro della Repubblica - ha detto Riccardi -, sarebbe opportuno che la presidente battesse un colpo. Perché siamo stufi di dover vedere la storia e i valori della nostra Regione messi in svendita per i suoi calcoli opportunistici, pronta ad assecondare il governo in ogni occasione».
Un affondo a cui ha prontamente replicato la governatrice sottolineando come «nel Titolo V sono rimaste intatte le prerogative delle Regioni speciali grazie a un lavoro lungo e difficile cui come presidente del Friuli Venezia Giulia ho dato il mio contributo convinto coordinando l’azione delle altre Autonomie».
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