Parmalat si “beve” Latterie friulane
Accordo operativo da gennaio, salvaguardato il marchio. Timori per l’occupazione alla Torvis

UDINE. Latterie Friulane entra in Parmalat dal primo gennaio 2015. Lo strumento è quello della cessione del ramo d’azienda, con il mantenimento di marchio e prodotti. L’ufficialità arriverà soltanto a ridosso del Natale, perché questo è il tempo delle consultazioni.
Ma l’accordo fra i due board è oramai cosa fatta. Bocche cucite da presidenza e parte sindacale, anche se alcuni lavoratori presenti ieri allo sciopero di Udine confermano che mercoledì è prevista un’assemblea in fabbrica.
All’ordine del giorno c’è “l’articolo 47”, e cioè l’iter da rispettare in caso di trasferimenti d’azienda. Insomma, pericolo scampato.
Dopo lo scandalo aflatossine e il mancato matrimonio con Granarolo, il nuovo cda è riuscito nell’intento di salvare l’azienda.
Da luglio la presidente Michela Del Piero guida il Consorzio insieme al friulano Massimiliano Dri, amministratore delegato classe 1971 - da 20 anni collabora con Del Piero - e al ligure Roberto De Simone, responsabile vendite, con un bagaglio pluridecennale nel settore dei beni di largo consumo.
Tutti e tre, insieme alle maestranze di Campoformido, hanno centrato quella che per lunghi tratti è sembrata quasi un’impresa impossibile: riabilitare il marchio. Perché lo scandalo aflatossine è costato in termini sì economici ma anche, e soprattutto, d’immagine.
La stima fatta a caldo toccava 3,8 milioni. Ma la conta è certamente salita. Fino a toccare il culmine dopo il voltafaccia di Granarolo, con lo spauracchio fallimento volontario. In questo caso a pesare è stato il danno di immagine. La multinazionale era già stata coinvolta nello scandalo “mozzarelle blu” e sentire parlare di altri problemi legati a possibili sofisticazioni alimentari ha letteralmente fatto volatilizzare i possibili acquirenti.
Poi è arrivato l’interessamento del colosso francese Lactalis che controlla Parmalat. La delegazione che ha testato in prima persona il prodotto friulano è rimasta molto colpita dalla qualità, in particolare di formaggi e yogurt. E, a differenza di quanto sarebbe successo con l’ingresso di Granarolo, ha deciso di lasciare tutto inalterato.
Medesime lavorazioni, medesimi macchinari e medesima procedura. Analizzati tutti i pro, potrebbe esserci anche qualche contro. Soprattutto per l’occupazione. Perché Parmalat è già presente in regione, a Torviscosa. Alla Torvis lavorano 30 addetti diretti e 35 indiretti, con una produzione perlopiù di latte fresco, panna e gelato (venduto nello storico “Bar Bianco”).
Torviscosa e Campoformido distano appena 30 chilometri l’una dell’altra. In questo caso la bilancia pende a favore del Consorzio Latterie perché ricco di macchinari all’avanguardia utili per la lavorazione di tutti i trasformati del latte. Ora però è presto per parlare di occupazione a largo raggio.
Anche perché recentemente Parmalat ha acquisito la vicina centrale del latte di Lubiana. Insomma, dietro alla cessione del ramo d’azienda di Campoformido potrebbe nascondersi tutto o niente. Quello che è certo, per il momento, è il salvataggio del polo produttivo friulano e dei posti di lavoro.
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