Ecco com'è il Friuli di oggi visto dai ragazzi del Deganutti
Troppe donne sono maltrattate e tanti morti a causa di malattia. Lo studio si chiama Bes, Benessere equo e sostenibile in Friuli Venezia Giulia

UDINE. «Il Friuli Venezia Giulia è purtroppo in cima alla classifica nazionale per gli atti di violenza sulle donne e per l’alto tasso di mortalità per patologie tumorali, sempre tra le donne, di età compresa tra i 19 e i 64 anni. Tra i maschi, sorprende invece l’alta percentuale di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso ed è ancora preoccupante il tasso di mortalità tra i neonati, soprattutto femmine, superiore di quasi quattro punti rispetto alla media nazionale».
Sono soltanto alcuni dei dati raccolti all’interno della pubblicazione Bes - Benessere equo e sostenibile in Friuli Venezia Giulia, elaborato da un gruppo di studenti della classe 4ªC dell’indirizzo “sistemi informativi aziendali” (in collaborazione con gli alunni di altre due classi, una quarta e una quinta) dell’istituto Deganutti di Udine.
Il focus sui benessere e malesseri della regione Fvg è nato come sviluppo a una prima ricerca realizzata già lo scorso anno: «Un nuovo parametro per valutare comunità e Stati» - sulla base del primo rapporto Bes Italia 2013 - analizzava infatti i dodici parametri considerati dall’Istat per valutare il livello di qualità della vita raggiunto ed era stata curata sempre da alcuni ragazzi della scuola, coordinati dalla docente Paola Micoli, nell’ambito del progetto Labeed - Laboratori etica economia e diritto, con il coinvolgimento dell’Università di Udine e dell’Associazione etica ed economia di Udine.
Nel secondo anno l’indagine – referente del progetto è stato il docente Enzo Barazza – ha riguardato le condizioni della regione, per capire punti di forza e debolezza, e come la stessa si colloca all’interno del panorama nazionale. La ricerca – basata su dati raccolti dall’Istat su base pluriennale – non si è accontentata di evidenziare solo i domini (salute, lavoro, istruzione, ambiente) e gli indicatori per valutare il benessere – 117 su 134 – in cui il Friuli Venezia Giulia occupa comunque una posizione di eccellenza, ma anche quelli in cui indossa la “maglia nera”, sia rispetto alla media nazionale, sia nel confronto con la regione più e meno virtuosa in riferimento al singolo indicatore.
In ogni grafico, volta per volta, attraverso l’utilizzo degli istogrammi le regioni sono rappresentate da diversi colori: verde per le situazioni migliori, rosso per quelle peggiori, viola per il vertice assoluto e nero per la situazione più preoccupante.
La ricerca elaborata dagli studenti solleva alcune criticità del nostro sistema regionale: dallo stato di salute alla diffusione capillare di scorrette abitudini come alcol e fumo, l’alto tasso di mortalità maschile per incidenti stradali e il tasso di istruzione universitario delle donne. Se la regione non detiene il primato assoluto in campo sanitario (dove lo stacco netto lo danno le province autonome di Trento e Bolzano), non si può dire altrettanto confrontando il campo innovativo.
Le imprese del Friuli Venezia Giulia salgono sul podio e si aggiudicano la medaglia d’oro tra le altre regioni per l’introduzione, nell’ultimo triennio, di innovazioni di prodotto-servizio, e per l’innovazione tecnologica, organizzativa e di marketing che hanno avuto la capacità di implementare. In vetta anche gli indicatori sulla mortalità infantile tra i maschi, lo stato fisico delle quattordicenni e la fiducia riposta nelle forze dell’ordine. Insomma, obiettivo del lavoro era sensibilizzare i ragazzi sui temi dello sviluppo sostenibile per una migliore qualità della vita, e comprendere quanta strada distanzia la regione da quelle più e meno virtuose.
Quest’anno uscirà il terzo tomo dedicato al «Che fare», per individuare soluzioni capaci di sanare le criticità emerse dalla ricerca. Una base di partenza e uno spunto di riflessione in cui, probabilmente, gli studenti non saranno in grado di fornire le ricette più adeguate, ma saranno chiamati ad esprimere la loro idea sul futuro. I cittadini del domani saranno proprio loro e il compito degli insegnanti non si deve limitare a fornire elementi nozionistici, bensì “bussole” utili a orientare il futuro delle giovani generazioni.
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