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Carolina, la brasiliana che ha evirato l'amico: «Da noi, se l’uomo tradisce, si fa così»

Udine: la giovane sudamericana lo aveva detto a un suo ex fidanzato

3 minuti di lettura

UDINE. Nella zona del Brasile dov’è cresciuta Carolina, l’evirazione è una pratica cui le donne fanno ricorso per punire gli uomini che tradiscono. Questo aveva raccontato lei stessa a un suo ex fidanzato e questo si è affrettato a riferire lui alla polizia. Mentre sul fronte delle indagini gli agenti della Squadra mobile continuano a raccogliere elementi utili a ricostruire dinamica e motivi dell’incredibile mutilazione del pene inflitta a un suo amico, un militare di 25 anni,  per Carolina De Brito Peres, 31 anni, brasiliana con residenza a Tavagnacco e domicilio a Udine, è arrivata l’ora del faccia a faccia con il giudice.

Quasi muta davanti al gip

L’udienza di convalida dell’arresto, che gli uomini coordinati dal vicequestore aggiunto Massimiliano Ortolan hanno eseguito nella notte tra domenica e lunedì, si è svolta nel reparto di Diagnosi e cura della Psichiatria dell’ospedale nel quale la ragazza si trova ricoverata e piantonata da allora. Assistita dall’avvocato Emanuele Iuri, Carolina ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Si è limitata a fornire le proprie generalità e a pronunciare qualche commento “fuori programma” e poi si è chiusa nel silenzio. «Vi amo tutti – ha detto, rivolgendosi al gip del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, e al personale sanitario del “Santa Maria della Misericordia” –. Non mi piace il Csm di Udine nord e non mi è simpatica neppure la polizia. Sono stati cattivi con me».

Accusa e difesa

Secondo il pm Claudia Danelon, se tornasse in libertà, la ragazza potrebbe colpire ancora. Ritenendo sussistere il pericolo di reiterazione del reato, quindi, il magistrato ha avanzato richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere o di altra misura idonea a salvaguardare la collettività da tale rischio. In alternativa, è stata sollecitata la misura di sicurezza provvisoria in una casa di cura e custodia. L’accusa è di lesioni gravi o gravissime (dipende dalla gravità del danno che starà stabilita da una successiva perizia) aggravate dall’uso dell’arma. L’avvocato Iuri, dal canto suo, si è opposto tanto alla convalida, quanto alla custodia cautelare e, sostenendo la tesi della legittima difesa da un tentativo di stupro del ragazzo, ha chiesto invece una misura di ricovero presso la stessa struttura sanitaria in cui la giovane si trova. La decisione del gip sarà depositata questa mattina.

I ricoveri e la denuncia

In carico per anni e fino allo scorso mese di luglio al Centro di salute mentale di Udine, Carolina pare si fosse poi arrangiata da sè. Negli ultimi tempi, le sue condizioni si erano progressivamente aggravate e le crisi che ne erano seguite avevano reso necessaria una serie di ricoveri. Era capitato anche il mese scorso, per ben due volte nel giro di pochi giorni: la prima a Peschiera, dove si era recata in cerca di un lavoro, concludendo la trasferta su un letto di Bussolengo, e la seconda a Udine, dove era stata accolta proprio in Psichiatria. Le tribolazioni dell’ultimo mese avevano avuto anche sbocchi penali. Ritenendosi vittima di un episodio di violenza da parte di un suo ex fidanzato, aveva presentato querela ai carabinieri di Feletto: sosteneva di essere stata gettata fuori dall’auto. Un paio di settimane dopo, però, aveva ritirato la denuncia.

Un taglio maestrale

Domenica, l’ultima agghiacciante “performance”. Sono più o meno le 16 quando, nella camera da letto dell’appartamento di via Maniago 3 in cui vide con altre ragazze, afferra un coltello da cucina con lama di 20 centimetri e, durante un gioco erotico, taglia a freddo il pene all’amico che aveva cominciato a frequentare, seppure saltuariamente, dalla notte di San Silvestro. Lo spoglia, lo stende sul letto, gli mette addosso un lenzuolo che gli copra la visuale e agisce. Con mano chirurgica, stando alla valutazione dell’équipe di professionisti che, in quattro ore di intervento, gli hanno riattaccato l’organo.

Le condizioni dell’amico

Sentito per diverse ore dalla polizia all’indomani dell’operazione, nel reparto di Urologia dov’è ricoverato, il ragazzo ha riferito di non essersi accorto di nulla. Neppure del coltello impugnato dall’amica e ritrovato poi in una borsa. «L’unica cosa che ho pensato, quando ho sentito la fitta al basso ventre – ha detto – è stata di correre via e salvarmi». E così è stato: liberatosi dalla ragazza e spaccato il vetro della porta che lei aveva chiuso a chiave, è sceso in strada e si è precipitato in auto in Pronto soccorso. Le sue condizioni, ieri, erano incoraggianti. «Risponde bene e c’è moderato ottimismo. Ma bisogna attendere ancora qualche giorno», ha fatto sapere l’ospedale. Il delicatissimo intervento - il primo del genere in Italia - è stato eseguito da un team di alta specializzazione guidato dal professor Vincenzo Ficarra.

L’incontro di domenica

Le verifiche sui cellulari, intanto, hanno permesso di precisare i rispettivi spostamenti prima del “fattaccio”. Carolina e il militare si erano dati appuntamento alle 13.50, per trascorrere il pomeriggio con i nipotini di lei. Ma quando è arrivato sotto casa, in via Maniago, non l’ha trovata. Inutili anche i tentativi di contattarla al telefono. È stata lei, di lì a poco, a chiamarlo: era già a casa della sorella e lo stava aspettando. Poi, scesa in strada, ha contattato i carabinieri di Feletto. «Ho bisogno di un passaggio fino a Udine – ha farfugliato –. Altrimenti mi farò accompagnare dal mio amico e poi gli taglierò il pene». Detto fatto.

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