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Parola all’artista dell’olivello spinoso

Denis Marangone illustrerà oggi a Lestizza i suoi prodotti ricavati dalla bacca

2 minuti di lettura

LESTIZZA. Denis Marangone, ex emigrante di Santa Maria di Sclaunicco, partito bambino per la Svizzera da manovale e tornato immobiliarista e perito infortunistico stradale, potrebbe starsene in pace da un bar all’altro a godersi la pensione. Ma non è da lui.

L’idea gli è venuta guardando un libro di piante salutari: perché non introdurre in Friuli la coltivazione, molto remunerativa, dell’olivello spinoso? Detto fatto, ha studiato un piano completo che presenterà in sala consiliare a Lestizza oggi alle 20.30, serata in cui si parlerà anche di ratti e colombi (con i veterinari Plozzer e Zanassi, l’assessore provinciale Quai, il dirigente regionale Cadamuro).

Saranno presenti agricoltori e Marangone si rivolge proprio a loro, perché il suo progetto è pensato in grande: dopo aver impiantato 4 ettari con le barbatelle di olivello spinoso, che ha già ordinato, in terreni di proprietà verso Pozzuolo, medita di comprare le macchine per lavorare le preziose bacche (sono congelate, la sgranatura a mano è improponibile a quelle quantità) e auspica di trovare terreni in affitto per ampliare la produzione.

Da marmellate a sciroppi, succhi di frutta, la pianta (che rende molto e richiede poco lavoro) è impiegata non solo nel food, ma anche come integratore, ricca di vitamina C ed E, per la produzione di olio per massaggi e tanto altro. Denis nei suoi appassionanti studi di mercato ha raccolto 70 tipi di prodotti. «Mi mancano solo birra di olivello, gelato e gomma da masticare», racconta. Alla conferenza andrà con assaggi e molti documenti, raccolti in Toscana (14 ettari), Germania (6 mila ettari) e Cina (3 milioni di ettari). Già studiati i tempi di impianto, con la prima produzione al terzo anno, e soprattutto le rese: a fronte di 15 mila euro di spesa iniziale e 1.500 ogni anno, per ettaro, il guadagno è di 15 mila ogni anno per 11 anni. È così la vita della pianta, che non teme né siccità né freddo (cresce spontanea sulle rive del Tagliamento) e non richiede trattamenti. Anzi risana i terreni e per le grandi radici è usata per consolidare le zone franose.

Marangone non si presenta a Lestizza da solo: lo accompagnano Umberto Pecol, pioniere nella produzione e trasformazione dell’olivello e l’esperto Michele Dazzan di Coldiretti. Ma la presenza che farà testo e garanzia è quella di Alessandro De Luca, della Banca di Cividale. Denis si vanta di «non aver mai lavorato in vita sua», neanche da emigrante. È evidente che lo fa per celia: la forza delle idee va messa in opera. «E ora impianto l’olivello spinoso proprio perché non ha bisogno di lavoro per rendere bene, basta solo tenerlo pulito dalle erbacce», dice.

Mentre avvia il progetto, ne ha in mente un altro non meno innovativo: coltivare funghi e allevare polli, con recupero dell’energia a sistema integrato e impatto zero. Ma questa sarà la prossima storia. (p.b.)

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