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Giochi “gender” negli asili di Trieste, è bufera. Il caso finisce in parlamento

Prevede che i bambini e le bambine «nominino i genitali» e si scambino i vestiti. Punta a favorire il rispetto tra i generi. Ma un gruppo di genitori protesta

3 minuti di lettura

TRIESTE. Scoppia la bufera sul “Gioco del Rispetto”. Il progetto del Comune di Trieste proposto in 45 classi delle scuole dell’infanzia finisce addirittura in Parlamento. Le perplessità dei genitori non si placano.

E il confronto di domani pomeriggio alle 17 organizzato dall’amministrazione comunale alla scuola dell’infanzia Cuccioli di via Vittorino da Feltre si preannuncia acceso.

È proprio in quella scuola che i genitori hanno espresso le prime contrarietà all’iniziativa che mira «ad anticipare il più possibile - come si legge nelle linee guida dell’introduzione - l’insegnamento al rispetto di genere tramite il superamento degli stereotipi».

Dopo l’interrogazione presenta in Comune dal consigliere di Fratelli d’Italia, Claudio Giacomelli, “Il Gioco del Rispetto” approda direttamente sui banchi del Parlamento.

La deputata di Forza Italia, Sandra Savino, chiede con un’interrogazione «se il ministro all’Istruzione non ritenga necessario intervenire per quanto di propria competenza, anche attraverso l’attivazione di una procedura ispettiva, per sospendere il progetto denominato “Gioco del rispetto - Pari e dispari”.

Progetto che oltre a non avere, a parere dell’interrogante, alcuna funzione pedagogica, risulta completamente inadatto, ancor più perché rivolto a bimbi in età prescolare di 3-4 anni».

E ancora: «Ritengo grave che il Comune di Trieste non abbia vigilato adeguatamente su questo progetto educativo che francamente, da mamma e da nonna quale sono, mi lascia sconcertata, anche in considerazione della mancata trasparenza che c’è stata nel rapporto con i genitori. A quell’età è senza dubbio la famiglia il contesto più adatto e naturale per approfondire il tema della differenziazione fra i sessi».

Non solo Forza Italia. Anche la Lega Nord annuncia un’interrogazione parlamentare: Massimiliano Fedriga e Barbara Zilli, il segretario nazionale e la consigliere regionale del Carroccio, invitano sin d’ora a «sospendere immediatamente giochi equivoci e ambigui che possano creare confusione rispetto all’identità sessuale dei bambini».

E ancora dicono «no a giochi a luci rosse, no a subdoli tentativi di maneggiare la psiche dei piccoli con messaggi volutamente ambigui».

Infine concludono: «È legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi».

La questione, da ieri, tiene banco anche in Consiglio comunale. «Il Comune - afferma il capogruppo del Pdl Paolo Rovis - faccia una veloce ancorché tardiva marcia indietro e ritiri un modulo che, peraltro, sembrerebbe non essere stato condiviso con i genitori. Il Comune garantisca neutralità e rispetto nei confronti delle famiglie e di legittime sensibilità su temi così delicati».

Parla di «una vera e propria propaganda sessuale mascherata da nobili fini» il capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia, Everest Bertoli: «Il messaggio è apparentemente un messaggio positivo: combattere le diseguaglianze sociali tra maschi e femmine. In realtà, definendo le differenze tra maschi e femmine come “stereotipi da abbattere”, mira invece a scardinare innanzitutto l’identità sessuale della persona e di conseguenza le basi delle relazioni primarie della società, quelle tra uomo e donna, la complementarietà tra i due sessi che, sola, può dare vita a figli».

Un’Altra Trieste, come annuncia il capogruppo Franco Bandelli, decide di presentare una mozione urgente in aula sul caso: «Nel rispetto dei bambini via “Il Gioco del rispetto”».

Difende invece le scelte dell’amministrazione comunale il capogruppo del Pd, Marco Toncelli: «È una proposta redatta da professionisti e che ha una valenza scientifica con l’unico obiettivo di far capire ai bambini che pur nella diversità maschio-femmina, a quell’età già percepita da tempo, c’è un’eguaglianza di diritti, di aspettative e di futuro».

Secondo il capogruppo del Pd «ogni polemica e tentativo di strumentalizzazione risulta non solo fuori luogo ma al di fuori di una storia che dalla Convenzione di Istanbul ad oggi sta percorrendo, pur ancora con fatica, il tentativo di diffondere il rispetto tra i generi».

Respinge le polemiche anche Stefano Patuanelli, portavoce del Movimento 5 Stelle: «Chi le solleva lo fa sulla base di preconcetti fondati su un integralismo cattolico che certamente portano ad accrescere l’intolleranza senza considerare invece le esigenze educative dei bambini e la necessità di dare loro gli strumenti per affrontare serenamente le diversità».

Il progetto. È un progetto al quale ha aderito il Comune di Trieste che verrà proposto ai bambini di 45 scuole dell’infanzia di Trieste e che mira, come si legge sull’opuscolo informativo, «a verificare le conoscenze e le credenze di bambini e bambine su cosa significa essere maschi o femmine, a rilevare la presenza di stereotipi di genere e ad attuare un primo intervento che permetta loro di esplicitare e riorganizzare i loro pensieri, offrendo ai bambini anche un punto di vista alternativo rispetto a quello tradizionale».

A far saltare sulla sedia alcuni genitori sono i giochi proposti nel progetto e alcune frasi riportate nelle schede di gioco contenute nel kit distribuito negli istituti che hanno aderito all’iniziativa e che forniscono alle insegnanti indicazioni su come svolgere i giochi stessi.

Uno di questi prevede che la maestra, dopo aver fatto fare ai piccoli alunni un po’ di attività fisica, faccia notare che le sensazioni e le percezioni provate dai piccini sono uguali. «Per rinforzare questa sensazione - si legge nel manuale a disposizione delle insegnanti - i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni, ascoltare il battito del cuore a vicenda o il respiro».

«Ovviamente - si legge ancora - i bambini possono riconoscere che ci sono differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Le ideatrici del progetto rilevano quanto sia «importante confermare loro che maschi e femmine sono diversi in questo aspetto e nominare senza timore i genitali maschili e femminili» spiegando che tali differenze non condizionano il modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con altri. Tra i giochi proposti c’è pure quello del “Se fossi” durante il quale i bambini utilizzando dei costumi si travestono. «I bambini e le bambine - scrivono le schede informative - potranno indossare dei vestiti diversi dal loro genere di appartenenza e giocare così abbigliati».

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