E’ finito il boom degli ipermercati: negozi vuoti, ampliamenti sospesi
Fvg al vertice in Italia per spazi commerciali e così la crisi ha investito anche la grande distribuzione. Stoppata l’espansione dell’Ikea a Villesse. La Regione: col nuovo piano, ci sarà un cambio di passo

UDINE. E’ un “no” che pesa quello imposto dalla Regione all’ampliamento del parco Ikea a Villesse. Svela infatti alla vigilia del piano paesaggistico regionale, atteso per l’autunno prossimo, quale sarà l’orientamento della giunta Serracchiani in materia di politica urbanistica segnatamente agli spazi commerciali e produttivi. A tal fine, l’assessore Maria Grazia Santoro ha commissionato agli uffici regionali un imponente lavoro di monitoraggio per fotografare con esattezza la consistenza delle previsioni contenute nei piani regolatori dei Comuni. Che il Friuli Venezia Giulia sia la regione italiana con il maggior rapporto tra popolazione e superfici commerciali è un dato statistico ormai assodato, quali siano però le previsioni di nuove aree commerciali nei Prgc e quanto siano consistenti sono dati che nessuno si era mai preso la briga di raccogliere. Lo ha fatto l’assessore, che in procinto di definire la politica urbanistica del prossimo futuro in Fvg, ha voluto cristallizzare lo stato di fatto. Ragionare insomma sui dati, piuttosto che sulle sensazioni.
Caso Ikea
La giunta ha confermato l’esecutività del nuovo piano regolatore del Comune di Villesse, sgravato delle precedenti previsioni di espansione del parco commerciale di Ikea. «A maggio 2014 - ha ricordato Santoro - la Regione ha formulato le proprie riserve vincolanti sul Prgc del Comune invitandolo a stralciare la previsione dell’ampliamento, non ritenendolo supportato da sufficienti evidenze». Così è stato. «Quel che abbiamo bloccato - ha precisato ancora l’assessore - è però il raddoppio del raddoppio, insomma, l’espansione verso i cavalcavia. Resta invece possibile l’ampliamento a sinistra del centro commerciale, in una zona che può già essere edificata, ma per la quale a oggi non ci sono progetti depositati».
Il monitoraggio
Quello a Ikea è un primo freno posto dall’amministrazione regionale a nuove edificazioni commerciali. La spia di un’intenzione che, compatibilmente alla necessità di ottemperare alle normative nazionali e Ue sul commercio, prenderà forma nel prossimo piano urbanistico regionale. Santoro vi lavorerà sulla base della ricognizione commissionata agli uffici e realizzata in collaborazione con Insiel che permetterà di conoscere nel dettaglio tutte le zone commerciali previste nei piani regolatori dei Comuni. «Stiamo facendo un lavoro mai fatto prima - ha rivendicato l’assessore - che conto di avere in mano entro l’inizio dell’estate ma che, posso anticiparlo, svelerà numeri da brivido».
Centri in crisi
Alla partita che riguarda il futuro si somma quella presente, fatta di centri commerciali che dopo il boom di qualche anno fa, complice la crisi e la massiccia concorrenza, accusano oggi il colpo. Basta guardarsi attorno in provincia di Udine. A un passo dalla città, il centro commerciale Friuli, una delle storiche strutture dell’hinterland, è ormai “dimezzato”, con un primo piano praticamente deserto. Proseguendo pochi chilometri verso nord, non va meglio a Cassacco, all’Alpe Adria, centro dove si sono abbassate diverse serrande, come al “Valli di Carnia”, ad Amaro: pensato per intercettare flussi di pendolari e turisti in entrata e uscita dal vicino casello autostradale non è mai decollato e ancora oggi è aperto solo grazie alla tenuta dell’ipermercato.
Progetti nel cassetto
Nella destra Tagliamento, ultima arrivata nel campo dei centri commerciali, la crisi del commercio ha portato a congelare diversi progetti pronti a partire, forti di concessioni edilizie e permessi commerciali che la congiuntura economica ha di fatto affossato. Un esempio è il centro commerciale Meduna di Pordenone: doveva essere raddoppiato, con una previsione di 30 nuovi negozi in galleria, ma il cantiere non parte. Non si parla più né dell’avveniristico centro commerciale che avrebbe dovuto vedere la luce a Fontanafredda, nell’area dell’ex cava di Villadolt, su una superficie di circa 60 mila metri quadrati, né del progetto dell’ex cotonificio Olcese, a Pordenone, nato negli anni '90 ma rimasto sulla carta.
Un universo in affanno
Dietro ai centri commerciali, c’è un’interminabile fila di esercizi medi e piccoli che vivono allo stremo delle forze. Chi non ha chiuso, tiene duro a fatica. E rischia il tracollo se nuove attività verranno aperte, tanto che recentemente, in occasione del report sul quarto trimestre 2014, il vicepresidente di Confcommercio, Alberto Marchiori, aveva rinnovato alla Regione una richiesta di “moratoria alla concessione di nuove aree commerciali”. Richiesta al limite dell’impugnabilità a sentire Santoro che ha invece messo i ferri in acqua per il nuovo piano del paesaggio. Poggerà su un assunto di ferro: il contenimento del consumo di suolo. «Anche attraverso un percorso - ha precisato - che porti al recupero delle sempre più frequenti aree dismesse». Dopo anni passati a costruire e aprire esercizi commerciali è dunque tempo di un cambio di rotta. Le regole? Una per tutte: «Non possiamo più permetterci realizzazioni che non siano legate a piani economico finanziari sostenibili».
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