Ricorso anti Unioni, aumenta la fronda tra i Comuni friulani
Secondo i promotori le adesioni sarebbero già quaranta. Nella lista anche le amministrazioni di Codroipo e Gemona

UDINE. La chiamata alle armi inizia a dare i suoi frutti. La trincea a farsi affollata. Quaranta e oltre sono i Comuni del Friuli Venezia Giulia pronti a impugnare tutti gli atti e i provvedimenti attuativi della riforma degli enti locali licenziata dal Consiglio regionale poche settimane fa. Una ventina hanno già approvato in giunta la delibera d’impugnazione, altrettanti sono in procinto di farlo.
Tradotto: il 20% dei Comuni regionali si prepara a resistere con tutti i mezzi alla legge 26 ravvisando in essa svariati profili d’incostituzionalità. In vista del 23 marzo, dead line che i sindaci si sono dati per deliberare sul ricorso al Tar, che sarà presentato entro il 10 aprile, oggi pomeriggio si svolgerà un incontro - alle 19 nella sala Caduti di Nassiryia a Martignacco - voluto dai promotori del ricorso, i primi cittadini Renato Carlantoni (Tarvisio), Pier Mauro Zanin (Talmassons) e Pierluigi Molinaro (Forgaria). I tre hanno chiamato a raccolta i colleghi per fare strategia e determinare - assieme all’avvocato Teresa Billiani del foro di Trieste - il modus operandi che i ricorrenti dovranno adottare da qui in avanti.
Sarà l’occasione per fare la conta, per capire chi, dopo l’affollata riunione ospitata ormai un mese fa in Provincia a Udine, abbia deciso di andare avanti. Alcune certezze ci sono già. Accanto ai Comuni di Tarvisio, Talmassons e Forgaria figurano infatti senza dubbio quelli di Codroipo, Gemona e Fogliano Redipuglia. Sugli altri protagonisti della rivolta il velo si potrà alzare oggi pomeriggio.
Zanin parla di una “squadra” trasversale agli schieramenti politici, «per lo più - afferma - si tratta di amministrazioni elette con liste civiche, pochissimi sono i soggetti con tessere di partito in tasca». «Quel che sta emergendo - prosegue - è che la legge è ormai fuori controllo. Ricorso a parte, sono molte le voci di dissenso che si sono levate nel corso delle ultime settimane, non da ultimo da parte della chiesa. Nei Comuni c’è la più grande confusione, tra chi propone unioni di dimensione inferiore alle possibilità date dalla norma, chi superiore, chi chiede di spostarsi da un’Uti a un’altra».
Chi ancora, vedi Osoppo, sta valutando il ricorso al referendum perché sia la popolazione a decidere il futuro del proprio paese. «Da parte degli amministratori c’è una forte presa di coscienza rispetto agli effetti deleteri che la norma produrrà, ricordo solo l’impossibilità di decidere autonomamente sui tributi locali, e la decisione di ricorrere al Tar è figlia unicamente della necessità di tutelare le proprie comunità e non, sfatiamo questo mito una volta per tutte, di appartenenze politiche».
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