Soldi in fumo con Lehman Brothers, la banca condannata a risarcire
Una pensionata ha perso tutti i suoi risparmi investendo 108 mila euro in obbligazioni. Vittoria di Federconsumatori che ha sostenuto la battaglia legale alla Corte di Appello di Trieste

UDINE. Aveva accantonato i suoi risparmi pensando alla vecchiaia durante una vita di lavoro nel suo negozio di stoffe e, una volta in pensione, affidandosi al consulente della sua banca, la Unicredit Spa il 4 settembre del 2008 li ha investiti nell’acquisto di obbligazioni Lehman Brothers. Ignara della drammatica situazione in cui si trovava il colosso bancario, la pensionata friulana firmò un ordine di acquisto del valore di 108 mila euro. Undici giorni dopo fu dichiarata la più grande bancarotta della storia degli Stati Uniti. Lei apprese dalla televisione che tutti i suoi risparmi erano andati in fumo.
Da allora, la pensionata è precipitata in un grave stato di depressione.
È cominciata così una battaglia legale che l’anziana ha combattuto a fianco di Federconsumatori Udine e che si è conclusa recentemente con la sentenza della Corte di Appello di Trieste con la quale la banca è stata condannata a risarcire tutti i danni.
A rappresentarla è stata l’avvocato Barbara Puschiasis, referente legale di Federconsumatori, che parla di una sentenza storica. «Si tratta di una grande vittoria per noi che continuiamo a condannare le condotte delle banche poste in violazione dei diritti dei propri clienti di vedersi informati sia sulle caratteristiche degli strumenti finanziari sia sulla loro adeguatezza.
La maggior parte delle volte infatti – osserva l’avvocato Puschiasis – rileviamo come ai risparmiatori vengano fatti sottoscrivere ordini per investimenti altamente speculativi o comunque, opachi, che nascondono grandi insidie per il cliente, addirittura ponendo a rischio l’intero capitale, senza che il risparmiatore ne venga compiutamente informato. Ulteriormente – aggiunge – la regola è che vengano fatti sottoscrivere in gran fretta presso gli istituti bancari contratti quadro e ordini di acquisto senza che il cliente abbia realmente la possibilità di leggere per intero il documento contrattuale che contiene sempre clausole di esonero dalla responsabilità dell’istituto bancario».
È stata Federconsumatori a promuovere la causa in primo grado davanti al Tribunale di Udine, sezione distaccata di Palmanova, che si concludeva con una sentenza poi riformata in sede di appello. Il legale ha spiegato come la donna non possedesse grandi nozioni in materia finanziaria, come si fosse affidata per anni allo stesso consulente della banca.
L’istituto bancario l’aveva sollecitata, anche telefonicamente, a recarsi in filiale per effettuare un nuovo investimento, tant’è che la pensionata, in vacanza a Sappada, era rientrata unicamente per seguire queste indicazioni, ma non era stata informata dei reali rischi che stava correndo.
Per questo i giudici della Corte di Appello di Trieste, II sezione civile, hanno condannato la banca al pagamento della somma di 108.800 euro, oltre agli interessi e alle spese di lite.
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