La crisi di Coopca, la rabbia dei soci: 500 firme nell’esposto contro il Cda
Rabbia e dolore tra i prestatori che non hanno ancora deciso se voteranno il Piano. Proteste per l’assenza della Regione. Un minuto di silenzio per la morte di Colussi
di Lodovica Bulian
BUJA. «Non abbiamo più lacrime per piangere». Ci sono rabbia e paura dentro occhi sgranati e affranti. Affaticati da mesi di notti a cui è stato sottratto il sonno. Un unico grido: giustizia. Giustizia per il crac della CoopCa. «Paghino i colpevoli». Non è vendetta. È il dolore del tradimento.
Si gonfia l’esposto querela dei soci presentato in Procura lo scorso febbraio. Oltre 500 i mandati raccolti dall’avvocato Gianberto Zilli per procedere all’azione risarcitoria nell'eventualità che le indagini sul dissesto finanziario condotte dalla Procura sfocino in un processo penale.
Coopca, parlano i soci : il piano concordatario non ci piace
Un minuto di silenzio per la morte di Alfio Colussi, l’ex membro del cda di CoopCa che lo scorso 2 giugno si è tolto la vita, ha aperto l’assemblea dei trecento soci prestatori ieri sera a Buja, alla casa della gioventù. Mentre arrivano alla spicciolata, l’avvocato Zilli continua a raccogliere le firme di risparmiatori pronti a costituirsi parte civile.
Ora la querela «ha raggiunto un numero considerevole, di cui sicuramente la magistratura terrà conto» dice il legale che dal palco invita tutti i risparmiatori danneggiati a «continuare a scrivermi lettere con le vostre testimonianze, date voce alle vostre storie, così vi aiutate, abbiamo bisogno del vostro contributo in questa vicenda».
Sull’indagine condotta dal procuratore Raffaele Tito e dal sostituto procuratore Elisa Calligaris, Zilli si dice fiducioso. «Molte delle osservazioni dell’esposto stanno trovando riscontro nelle indagini, che proseguono. È una strada lunga, è vero, ma possibile».
È speranzoso soprattutto per l’ipotesi di reato segnalata nell'esposto, di truffa aggravata per quella lettera beffa che li incentivava a depositare ancora denaro mentre la cooperativa stava già correndo veloce verso il baratro. Ci tenevano a essere presenti, hanno sfidato il caldo una pattuglia di pensionati e donne anziane. Molte sono sole.
È lo spaccato drammatico di CoopCa che torna prepotentemente a squarciare l’essenza di una crisi sociale senza precedenti. In sala si deve discutere della linea di voto da tenere all’adunanza del 20 giugno quando i creditori dovranno dare il via libera al piano di concordato oppure optare per il fallimento. Ma regnano confusione, e incertezza. Il direttivo del comitato non indica ancora la direzione, «ma una cosa è certa, questo piano non sta in piedi».
Non c'è la Regione - riferisce il portavoce Tommaso Angelillo, «abbiamo invitato la Serracchiani, ci ha risposto oggi che non sarebbe stata presente per impegni già presi. D'altronde, non siamo mai stati coinvolti». In platea c'è il consigliere regionale del M5S, Cristian Sergo. C’è ancora una volta in prima fila, Francesco Brollo, sindaco di Tolmezzo, a sorreggere la sua Carnia, centro ideale ed emotivo della crisi. Preoccupato, «ma per la prima volta - dice - intravedo una prospettiva.
Un barlume. L’atto di liberalità annunciato da Regione e Legacoop per coprire almeno il 50 per cento dei risparmi dei soci è un punto di partenza». È vero che «non c’è nulla di scritto, ma mi sono informato e ho ricevuto rassicurazioni». Ricorda che insieme a 28 sindaci ha chiamato in causa il mondo delle cooperative e che «una risposta è arrivata da Legacoop».
Poi la stoccata a Confocoperative, che non è intervenuta al salvataggio.«Perché non risponde al nostro appello? Siete cooperative achee voi». Brollo invita poi a «non equiparare un voto contrario al piano a una bocciatura degli amministratori e della Coopca. Il rischio è quello di una proiezione psicologica del no come un atto emotivo contro qualcuno».
«E anche questa sera la Regione non c’è», rincara la dose dal palco Emma Agricola del direttivo che sul piano concordatario non le manda a dire. «È un ricatto. A noi non ne verrà niente». L’atto di liberalità per i rimborsi? «Non ci fidiamo. Perché non è venuta la regione stare a dirci qualche cosa e a rassicurarci? Il piano è una cosa ed è insufficiente, e quella proposta è a oggi è solo a parole».
«Chiediamo - si rivolge idealmente a Serracchiani Tommaso Angelillo - di mettere l’atto di liberalità nero su bianco. Di scritto c'è solo questo concordato, che è stato rivisto dal commissario al ribasso e su cui non siamo in rado oggi di dare una direzione di voto». Una signora anziana, di 70 anni, ascolta con gli occhi lucidi. Dice che non augura a nessuno alla sua età «di dover affrontare una tragedia simile».
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