«Cosa fai? Metti giù quelle armi»: così l’amico ha impedito una strage
Nimis, Pierino Mini abita nell’abitazione di fronte: i figli di solito giocano nella veranda colpita a pallettoni. «Non ho avuto paura. Conosco Emanuele, siamo andati a caccia assieme. È una persona tranquilla»
di Luciana Idelfonso
NIMIS. «Cosa stai facendo? Metti giù quelle armi: hai fatto già abbastanza trambusto».
Così Pierino Mini, di Nimis, ha convinto il suo vicino di casa a fermarsi. Un intervento coraggioso che ha impedito fosse sparato l’ennesimo proiettile contro macchine o edifici.
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Un invito deciso, forse, spericolato, che ha convinto Emanuele Filippig a deporre le armi. Pierino è riuscito a calmarlo, probabilmente impedendo che potesse succedere il peggio.
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Pierino ed Emanuele si conoscono da anni e anche questo ha giocato a favore del coraggioso impiegato ha fatto sì che quella che poteva diventare una strage si concludesse in un momento di paura, con soli danni alle cose.
Pierino, poco più che cinquantenne, padre di due figli, uno di 7 e uno 12 anni, racconta: «Fino a poco tempo fa, Emanuele ed io andavamo a caccia insieme. È un ragazzo tutto casa e lavoro, taciturno e tranquillo, che non aveva mai dato segni di squilibrio. Vive qui con l’anziana mamma e oltre al lavoro, ogni tanto, si dedica alla passione venatoria. Mai un problema, mai un litigio».
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«Ero in strada – prosegue Pierino – quando mi sono reso conto di cosa stava succedendo e che anche casa mia era stata presa di mira. Centrata in pieno la veranda, posto dove solitamente i miei due figli giocano e che, ieri, fortunatamente non erano in casa. Così, senza timore, ho iniziato a parlare a Emanuele; a chiedergli cosa stesse facendo e perché stesse sparando. Mi ha risposto così: “Ho avuto gli zingari in casa, così ho preso i fucili e, una volta sul balcone, ho sparato. Pensavo di colpirli”».
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«A quel punto – continua Pierino Mini – ho capito che bisognava parlargli o non si sarebbe fermato, uccidendo qualcuno. Così gli ho ricordato che a febbraio avevo avuto anche io i ladri e che non c’era stato bisogno di sparare a nessuno. Gli ho ricordato che siamo amici e che i vicini terrorizzati avevano chiamato i Carabinieri e che se lo avessero trovato armato avrebbe rischiato un’inutile sparatoria. L’ho convinto».
«Mi ha consegnato i fucili: uno di precisione e uno a pallettoni, senza fare alcuna resistenza. Avrei potuto sparargli, sono cacciatore anche io – ha concluso Pierino –, ma credo che le armi vadano usate solo per la caccia e per nient’altro. Non ho avuto paura, i problemi della mia vita sono ben altri e anche i timori che devo affrontare tutti i giorni».
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