«Ore riservate alle musulmane nelle piscine e nelle palestre»
Parla la presidente dell’associazione che insegna l’italiano alle straniere: il Comune favorisca l’integrazione e non ascolti Lega Nord e Fiamma
di Giacomina Pellizzari
UDINE. «Le richieste delle donne musulmane sono accettabili. Il Comune potrebbe rispondere alla domanda di spazi per sole donne avanzate dalle nostre allieve mettendo a loro disposizione, una mattina a settimana, alcuni spazi della piscina o di una palestra».
La presidente dell’associazione femminile “La Tela”, Maria Rosa Loffreda, la stessa che ha organizzato nella scuola Bellavitis il laboratorio di lingua italiana frequentato da una ventina di musulmane residenti nel quartiere di via Riccardo Di Giusto, respinge al mittente le critiche del vice segretario regionale della Lega nord, Alessandro Ciani, e del segretario nazionale della Fiamma nazionale, Stefano Salmé, secondo i quali chiedendo spazi per fare sport, le donne straniere vogliono imporre la loro cultura in Friuli.
«Le musulmane che vivono qui da anni non vogliono imporre nulla, chiedono solo di poter fare sport insieme in uno spazio per sole donne» insiste la presidente convinta che tale richiesta, più che dai privati, dovrebbe essere accolta da palazzo D’Aronco.
«Il Comune - insiste Loffreda - potrebbe dedicare alle sole donne una mattina a settimana, dalle 9 alle 12, alcuni spazi acqua in piscina o parte della palestra di via Pradamano a fronte di un piccolo contributo da parte dell’utenza». Il problema economico non va sottovalutato perché la stragrande maggioranza delle donne straniere non lavora e le iscrizioni alle strutture private diventano impossibili. I loro titoli di studio in Italia non sono riconosciuti e per trovare un’occupazione devono conoscere abbastanza bene la lingua.
Spazi per sole donne nelle palestre: "Richiesta Legittima"
«Da qui - ripete la presidente - la necessità di conoscere la lingua anche solo per leggere e capire il significato della circolare della scuola». Questo per dire che le donne frequentano il corso di lingua e le palestre per integrarsi non certo per imporre la loro cultura. «Lo conferma il fatto che lo scorso anno - continua la presidente - un gruppo di otto donne musulmane che nei loro Paesi non possono muoversi in bicicletta, hanno frequentato il corso organizzato nell’ambito del progetto comunale “Il tavolo a pedali”, per imparare ad andare in bicicletta. L’hanno fatto per integrarsi, per acquisire un po’ di autonomia. Tant’è che ora le troviamo in giro per la città in bicicletta».

Detto tutto ciò, la presidente dell’associazione “La Tela” ammette che i commenti dei leghisti e degli esponenti della Fiamma nazionale la spaventano, soprattutto dal punto di vista culturale, perché «venendo da quella parte politica non si può fare molto anche se spesso chi assume queste posizioni frequenta le chiese. Queste persone dovrebbero sapere che Papa Francesco, parlando di accoglienza e misericordia, dice tutt’altro». E ancora: «Un giorno ero in autobus con le allieve e due donne e un uomo friulano ci hanno insultate perché abbiamo chiesto all’autista di fermarsi ancora qualche secondo per farci scendere. In quell’occasione è stata un’allieva a dirmi “lascia stare siamo abituate”».
Allo stesso modo, Loffreda respinge pure il «no» al velo della Lega visto: «Le donne lo portano per libera scelta, non si può fare di tutta un’erba un fascio». Lo stesso vale per l’emergenza terrorismo visto che «dopo gli attentati di Parigi queste donne erano visibilmente sconvolte. «“Nel Corano - ripetevano - non c’è scritto che dobbiamo ammazzare gli altri”».
La presidente de “La Tela” non ha alcuna intenzione di mollare e va dritti per la sua strada. Grazie a un avanzo di bilancio, a inizio del prossimo anno riproporrà un mini laboratorio di italiano per dare la possibilità alle donne musulmane quasi tutte residenti nel quartiere di via Riccardo Di Giusto di proseguire nell’apprendimento linguistico. Un’attività apprezzata anche dal dirigente scolastico della scuola media Bellavitis, Luca Gervasutti, convinto che la scuola, così come prevede la riforma, deve aprirsi al territorio. Da qui la disponibilità a ospitare il progetto dell’associazione “La Tela” nel cui direttivo siedono anche due donne straniere.
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