Maxi processo contro la 'Ndrangheta: a giudizio anche Iaquinta e il padre
L’ex attaccante di Udinese e Nazionale risponde della violazione di reati di armi, con l’aggravante - secondo l’accusa - di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso

BOLOGNA. Anche l’ex calciatore dell’Udinese e della Nazionale campione del mondo nel 2006, Vincenzo Iaquinta, è tra i rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Aemilia, il processo di ’Ndrangheta in corso a Bologna.
L’ex attaccante della Juventus risponde della violazione di reati di armi, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso.
Al padre Giuseppe, imprenditore, è contestata la partecipazione nell’associazione.
Il Gup Francesca Zavaglia ha disposto il rinvio a giudizio per 147 imputati, pronunciando sentenza di non luogo a procedere solo per due posizioni minori.
È una prima conferma processuale per la Dda di Bologna che con i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi ha coordinato la più grande indagine di ’Ndrangheta nella storia dell’Emilia-Romagna, con 117 arresti scattati a fine gennaio, 54 persone accusate di associazione a delinquere di tipo mafioso e 239 richieste di rinvio a giudizio, arrivate in estate.
L'inizio del dibattimento, che vedrà imputato, come detto, tra gli altri anche l’ex calciatore Iaquinta, in una posizione non principale, è stato fissato per il 23 marzo in tribunale a Reggio Emilia.
I commenti dei lettori