I sindaci di Treppo e Colloredo non ci stanno alla fusione
TREPPO GRANDE. «La fusione? Un percorso condiviso e ragionato tra amministratori». Non sono mancate le risposte da Treppo Grande e Colloredo rispetto all’appoggio espresso pubblicamente in consiglio...
TREPPO GRANDE. «La fusione? Un percorso condiviso e ragionato tra amministratori». Non sono mancate le risposte da Treppo Grande e Colloredo rispetto all’appoggio espresso pubblicamente in consiglio comunale dal sindaco di Buja Stefano Bergagna alla proposta della Regione su una possibile fusione fra i tre comuni collinari. I sindaci di Treppo Manuela Celotti e di Colloredo Luca Ovan ricordano che ancora non c’è stato un confronto fra le tre amministrazioni su una tale scelta, ma entrambi paiono esprimere poca volontà di giungere a un fusione con Buja. «Capisco – dice il sindaco di Treppo Manuela Celotti – che per un Comune di 7 mila abitanti, quale è Buja, la prospettiva di annettere i comuni di Treppo Grande e Colloredo possa essere allettante, ma è proprio lo squilibrio nelle dimensioni a rendere pericolosa l’operazione e io ho il dovere di valutare questi aspetti. Sono inoltre convinta che i progetti di fusione, da soli, non siano risolutivi, perché comuni di 8, 10 o 15 mila abitanti possono forse riuscire a gestire i servizi in modo più semplice, ma non credo riescano a gettare le basi del loro rilancio economico e sociale, mentre questa è la vera sfida delle Uti». «La Regione – dice invece il sindaco di Colloredo Ovan – ha ipotizzato più soluzioni di fusione tra due o più comuni contigui. In prima analisi, tra tali ipotesi, certamente la prima, per quanto mi riguarda, non è certamente con Buja e Treppo. Eventualmente, le ipotesi prioritarie riguarderebbero quei comuni contigui che già condividono con noi alcuni servizi come ad esempio Pagnacco e Moruzzo, con cui condividiamo il plesso scolastico già da 35 anni. Colloredo confina pure con Majano, per cui non ritengo che le scelte territoriali future, qualora si ritenesse di doverle attivare, debbano scaturire da slogan propagandistici». (p.c.)
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