Studente friulano scomparso al Cairo da una settimana
Giulio Regeni, 28 anni, di Fiumicello è sparito mercoledì sera nel centro della capitale egiziana. La Farnesina si è già mossa. I genitori sono già in Egitto, dove il giovane si trova per un dottorato
3 minuti di lettura
UDINE È scomparso nel nulla, una settimana fa, mentre al Cairo, come nel resto dell’Egitto, erano in corso manifestazioni di protesta contro il regime di al-Sisi. Dalla sera di lunedì scorso non si hanno più notizie di Giulio Regeni, studente di 28 anni, originario di Fiumicello.
La Farnesina ha diffuso soltanto ieri la notizia, mentre i genitori dello studente, Paola e Claudio Regeni, sono partiti sabato per il Cairo. Giulio Regeni era in Egitto da settembre, iscritto all’università di Oxford, è impegnato in un dottorato e sta realizzando la tesi sull’economia egiziana.
Appassionato di Medio Oriente, Regeni conosce l’arabo e si trovava nella capitale egiziana da settembre, ospite in un college. Il ragazzo è scomparso in circostanze misteriose, come ha riferito la Fernesina, e di lui si è persa ogni traccia a El Dokki, un centrale quartiere di Giza, città sulla sponda ovest del Nilo che fa parte dell’area metropolitana del Cairo.
Di lui si sono perse le tracce attorno alle 20 di lunedì, mentre stava andando a una festa di compleanno, durante uno spostamento «molto breve da Dokki verso il centro», riportano fonti del Cairo, e in quel momento nel quartiere la situazione era calma. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ieri ha parlato al telefono con il suo omologo egiziano, Sameh Shoukry, chiedendo «con decisione il massimo impegno» per rintracciarlo e per fornire ogni indicazione utile sulle sue condizioni.
Sullo sfondo della scomparsa del 28enne – è una delle ipotesi – potrebbero esserci le turbolente manifestazioni proprio del 25 gennaio al Cairo per il quinto anniversario della rivoluzione egiziana, culminate con decine di arresti da parte della polizia. Eppure dalle istituzioni egiziane trapela come Regeni non sia tra gli arrestati, nè risulta sia stato coinvolto nei tafferugli che una settimana fa hanno contraddistinto tutte le principali città dell’Egitto.
Anche l’Ambasciata al Cairo è coinvolta e ha fatto sapere d’essersi mobilitata sin dalle prime ore dalla sparizione, attivando subito canali di comunicazione diretta e una stretta attività di coordinamento con tutte le competenti Autorità egiziane, Ambasciata che è in attesa di ricevere elementi sulla dinamica della scomparsa di Regeni.
(ansa)
Dalla Farnesina – le operazioni sono coordinate dal segretario generale Michele Valensise – al momento viene esclusa l’ipotesi che si possa trattare di un rapimento a sfondo jihadista. Ma lo studente non risulta nemmeno ricoverato in uno degli ospedali della capitale. Si ipotizza anche che Regeni possa essere rimasto vittima di un episodio di criminalità comune, da qui la prudenza e il silenzio della Ambasciata italiana al Cairo, ma anche i forti elementi di preoccupazione manifestati dal ministero degli Esteri.
Regeni non dà notizie di sè da lunedì scorso 25 gennaio, in una data, cioè, tutt’altro che casuale per la capitale egiziana e per l’intero Paese. Il 25 gennaio di quest’anno, infatti, cadeva il quinto anniversario della rivoluzione egiziana che nel 2011 portò alla caduta del regime del rais Hosni Mubarak.
Un anniversario che, anche quest’anno, ha riportato il Paese nel caos con 15 morti, almeno 35 feriti e almeno 75 arresti effettuati dalla polizia dell’attuale presidente, Abd al-Fattah al-Sisi alla guida dello Stato dopo il golpe del 2013, che ha rovesciato il Governo dei Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi, e le successive elezioni vinte con una maggioranza “bulgara” di quasi il 97%.
Quello di al-Sisi è un esecutivo che combatte fortemente gli integralisti musulmani – il presidente è arrivato in un discorso pubblico ad augurarsi una «rivoluzione religiosa dell’Islam» e a bombardare i rifugi dei fondamentalisti nel Sinai –, ma che in nome di questa battaglia ha soffocato ogni opposizione, limitato la libertà di stampa e autorizzato l’arresto arbitrario di oltre 20 mila oppositori politici ufficialmente per garantire la stabilità e la lotta al terrorismo.
E proprio contro al-Sisi una settimana fa sono scese in piazza migliaia di egiziani per protestare e chiedere un cambio di governo. Il presidente? Ha reagito, ancora una volta, utilizzando il punto di ferro. Di certo, al momento, si sa che nella capitale, Shaimaa el-Sabbach – dirigente di un partito di sinistra minoritario – è rimasta uccisa dopo essere stata colpita alla testa da un proiettile di gomma sparato dalla polizia ed è spirata tra le braccia del marito.
Un manifestante dei Fratelli musulmani – partito al bando in Egitto –, è inoltre morto negli scontri con le forze dell’ordine ad Alessandria, mentre due presunti terroristi sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno artigianale che stavano piazzando in un centro del delta del Nilo. Morti, queste, confermate dalle autorità governative, ma le associazioni dei diritti umani hanno parlato di numeri molto più alti durante le manifestazioni concentratesi al Cairo attorno a piazza Tahrir, simbolo ed epicentro della rivoluzione anti-Mubarak, presidiata da centinaia di uomini delle forze dell’ordine che hanno arrestato tutti coloro che si esprimevano contro al-Sisi.
I commenti dei lettori