Fossa comune, c’è chi ha confessato tutto in punto di morte
Numerose le dichiarazioni al vaglio degli inquirenti che indagano sul caso Urizio: abbiamo fatto cadere il muro di omertà. Stiamo facendo la cosa giusta

UDINE. «Tra le varie testimonianze ci sono anche quelle di alcune persone che hanno raccolto la confessione di alcuni rei confessi poco prima di morire».
Luca Urizio insiste. Il documento secondo il presidente della Lega Nazionale di Gorizia deve avere un valore.
Sotto quei boschi nell’area tra Manzano e Premariacco ci sarebbero almeno duecento cadaveri sepolti. E a dare credito a questa versione sarebbero le decine di testimonianze uscite allo scoperto all’indomani della rivelazione del documento della Farnesina.
Gente che avrebbe “raccolto” i racconti dei padri e dei nonni e avrebbe finalmente parlato.
«Abbiamo fatto cadere il muro di omertà – dice con una certa soddisfazione il presidente della Lega Nazionale –. Quando ho avuto tra le mani quel fascicolo ero un pò titubante se renderlo noto vista la pesantezza di alcune affermazioni. Ma oggi sono più che mai convinto di aver fatto la cosa giusta.
Chi ha taciuto fino ad oggi ha cambiato idea ed è uscita allo scoperto. Inoltre c’era anche un’indagine già aperta sul caso nel ’95 insabbiato non si sa pr quale motivo e noi l’abbiamo riaperta».
Urizio verrà ascoltato venerdì, per la seconda volta dopo che la Procura ha aperto le indagini, dai carabinieri della Compagnia di Palmanova, gli stessi che hanno effettuato il sopralluogo – potrebbe essere il primo di una lunga serie – nelle campagne e nei boschi che circondano gli abitati di Manzano e Premariacco.
«Ma l’area – anticipa Urizio – penso che l’abbiamo più o meno individuata. E ad aiutarci sono proprio queste testimonianze». Rei confessi, gente che ha ucciso, sepolto i cadaveri nella zona di Rosazzo, e poi, poco prima di morire, ha rivelato il segreto a persone a loro care.
Nei mesi scorsi, grazie al supporto del Comune di Gorizia e del senatore Alessandro Maran, Urizio e due storici (Ivan Buttignon e Lorenzo Salimbeni) si erano recati in missione a Roma per cercare negli Archivi di Farnesina e Viminale elementi utili a ricostruire la vicenda delle foibe.
Tra i documenti ritrovati, anche uno del 1 ottobre 1945, in cui si fa riferimento alla deportazione da Gorizia di 1.023 persone, con tanto di lista alfabetica degli scomparsi, data di prelevamento e dell’eventuale rientro.
«Ero – spiega Urizio – all’archivio centrale di Stato perchè non trovavo un documento sulle deportazioni oltre confine. Mi sono rivolto così alla Farnesina e lì mi sono trovato davanti a quella che potrebbe essere solo la punta dell’iceberg». L’incredibile scoperta potrebbe portare alla luce altre foibe. Già, perchè Urizio è convinto che altre piccole fosse sono presenti nel resto del Friuli.
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