Dalla Regione stangata sui contributi per i Comuni che non aderiscono alle Uti
La mancata adesione ridurrà i contributi a 81 municipi. Riccardi (Fi): è un vero ricatto, la presidente ci ripensi

UDINE. «A causa delle risorse tagliate i Comuni non saranno più in grado di chiudere i bilanci, né di erogare i servizi e si vedranno quindi costretti a deporre le armi aderendo alle Unioni territoriali intercomunali. Se non è un ricatto questo...».
Riccardo Riccardi, leader di Forza Italia, si prepara a dar battaglia. Aveva promesso fuoco e fiamme in aula e l’appuntamento è infine arrivato. L’ennesima manutenzione alla legge di riforma degli enti locali è in programma per oggi, quando sarà posta al voto dell’assise di piazza Oberdan la norma inerente il passaggio di funzioni in materia di caccia e pesca dalle Provincie alla Regione nelle more della quale sono stati inseriti anche alcuni emendamenti alla 26/2014.
Modifiche che derogano al testo originario, consentendo alle Unioni una partenza a scartamento ridotto, con i soli Comuni “favorevoli”, ma che introducono anche un doppio binario finanziario in base al quale, nel triennio 2016-18, una quota crescente delle risorse ordinarie, che ammontano a 350 milioni e annualmente sono trasferite ai Comuni del Fvg, verrà destinata a un fondo perequativo.
Riservato agli enti che aderiranno alle Uti entro il prossimo 15 aprile: varrà 50 milioni quest’anno, 100 milioni il prossimo, 150 milioni nel 2018 riducendo così la coperta “ordinaria” ad appena 200 milioni da spartire tra 216 municipi. Inutile tirarla.
«I Comuni resteranno senza ossigeno - rincara la dose il forzista -. Strozzati da questa manovra destinata ad incidere sulla pelle viva della gente, che tra qualche mese dovrà fare i conti con un peggioramento dei servizi causato dei tagli». Per capire quanto incideranno, basta dare un’occhiata ai dati che Riccardi si prepara oggi a denunciare in aula. Se la geografia del “no” non si modificherà, i Comuni che non potranno beneficiare del fondo perequativo saranno 81. Tanti quanti gli enti locali che non hanno approvato in consiglio atto costitutivo e statuto dell’Uti. Municipi piccoli e grandi, che ci rimetteranno in modo proporzionale.
Qualche esempio? Cividale del Friuli nel 2015 ha ricevuto dalla Regione trasferimenti per 3,2 milioni di euro. Dal prossimo anno, a meno di un dietrofront del consiglio, ne perderà 517, per passare a 1 milione nel 2017 e a 1,5 milioni nel 2018. Stesso destino, anche dal punto di vista quantitativo, per Codroipo.
Gemona ne perderà rispetto ai 2,8 milioni dell’anno scorso, 452 mila quest’anno, 898 mila il prossimo e 1,3 milioni nel 2018. Dogna, il più piccolo ente tra i “ribelli”, si vedrà tagliati sui 275 mila euro dell'anno scorso 44 mila euro quest’anno, 87 il prossimo e 130 mila nel 2018.
«Un vero Vietnam», ha ribadito ieri Riccardi, che oltre a denunciare la sperequazione attacca il dispendio di risorse per avviare Uti che non sono partite.
«Vogliamo parlare dei 6 milioni di euro che la Regione ha già trasferito nelle casse dei Comuni capofila per far partire le Unioni? Risorse finalizzate all’acquisto di scrivanie e nuove seggiole? O vogliamo parlare dei 26 milioni che l’assestamento 2015 ha garantito alle Unioni a titolo di incremento del fondo unitario dimenticando che sono derivanti dal gettito Imu e dunque sono soldi di tutti i Comuni? Mi limito a tirare una riga in fondo alle spese pro Uti sostenute dalla Regione nel 2015, almeno stando alle norme. Sommano a 52 milioni di euro. Alla faccia dei risparmi».
Dal fronte finanziario, il leader di centrodestra si prepara ad allargare la panoramica: «Perché le criticità mica finiscono qui.
Ne cito solo un’altra tra le tante. Il destino della Comunità collinare, consorzio volontario che oggi aggrega funzioni di 15 Comuni il cui patrimonio, da 28 milioni di euro, dovrà essere messo in liquidazione, al costo di 2 milioni, per effetto di questa riforma che ha il “pregio” d’aver spaccato un fronte rimasto unito per ben 40 anni. Concludo con un appello. E mi rivolgo alla presidente: fermatevi»
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