Fossa a Rosazzo: Regione in campo in cerca della verità
Il presidente della Lega nazionale ha portato le carte a Trieste «Una tragica pagina di storia nascosta dietro l’omertà»

UDINE. Anche la Regione scende in campo alla ricerca della verità sulla fossa comune che il documento della Farnesina indica essere presente nella zona di Rosazzo.
Il presidente della Lega nazionale, Luca Urizio, il primo a far emergere l’incartamento che attesterebbe la presenza di almeno 200 cadaveri nell’area risalenti alla seconda guerra mondiale, si è incontrato con l’assessore regionale Gianni Torrenti per iniziare una collaborazione «in quanto – sottolinea il numero uno del movimento – la corposa documentazione recuperata alla Farnesina contiene in verità molti documenti inediti che apriranno nuove pagine nella storia del confine orientale nel periodo dal ’43 al ’46».
Insomma, il noto documento del 12 ottobre 1945 sarebbe soltanto la punta dell’iceberg. Nella zona orientale friulana sarebbero presenti altri “mini foibe” che darebbero forza all’esistenza di terribili eccidi verificatisi in quella zona.
«Questa battaglia alla ricerca della verità – spiega Urizio – non poteva essere portato avanti solo dalla Lega Nazionale senza l’appoggio delle istituzioni. Vogliamo puntare a far entrare nei libri di testo quanto riportato dai documenti senza opinioni ed omissioni».
Nel frattempo aumentano ogni giorno di più le testimonianze, rese anche spontanee davanti ai carabinieri della Compagnia di Palmanova che conducono le indagini, da parte di persone che parlano di barbare esecuzioni di uomini e donne innocenti.
Gran parte degli eccidi sarebbe avvenuta nella “Cjasate”, un vecchio rudere in località di Ipplis dove delinquenti sotto le mentite spoglie di partigiani avrebbero condotto gente comune per compiere poi gli efferati omicidi. La fossa, sempre secondo le testimonianze, si troverebbe invece, dietro Rocca Bernarda, nell’area di Poggiobello.
«Ivi – come cita il documento –, secondo quanto afferma la popolazione di Oleis, dovrebbero essere sepolti da 200 a 800 cadaveri facilmente individuabili perché interrati a poca profondità».
È lì che si sono concentrati maggiormente gli sforzi dei militari dell’Arma, che, anche sabato mattina, hanno effettuato un sopralluogo nonostante la pioggia insistente di questi giorni.
La procura udinese che coordina le indagini predica calma, in quanto non ci sono ancora elementi che farebbero propendere per una zona ed escludere le altre.
Solo quando sarà individuato il punto da scavare e perlustrare, gli accertamenti proseguiranno con il supporto degli speleologi e dell’esercito per l’utilizzo di particolari strumentazioni in grado di rilevare fosse e presenze umane nascoste nel terreno.
«Tutta la zona del bosco Romagno – azzarda Urizio – è una grande fossa comune. Una tragica pagina di storia nascosta dietro la menzogna e l’omertà. E tutti coloro che negano l’evidenza, pur sapendo, sono complici di questa tragedia».
«Il pianto e la sofferenza di tanti poveri anziani che finalmente possono liberarsi di quel peso e cominciare a sfogarsi testimoniando e dimenticando paure e frustrazioni – aggiunge Luca Urizio – mi spinge ad andare avanti». «Non potete nemmeno immaginare cosa significhi il grazie di quelle persone che ti fissano negli occhi e cominciano a liberarsi di quel nodo alla gola che stringe sempre di più. Fare del bene è una cosa bellissima».
«Su queste faccende si deve operare con il sentimento, il dovere di cercare di ottenere la verità, senza ideologia e strumentalizzazione alcuna».
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