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Fossa comune, nuovi sequestri dei Carabinieri: "Documenti sconvolgenti"

Gli uomini dell'Arma hanno preso martedì un fascicolo dal comune di Premariacco. Il sindaco Trentin: numerose donne innocenti e giovani vittime a Rocca Bernarda

2 minuti di lettura

UDINE. Sono arrivati martedì mattina alle nove. Hanno preso visione e poi sequestrato un faldone contenente «documenti sconvolgenti», come riferisce il sindaco Roberto Trentin.

I carabinieri della Compagnia di Palmanova, su ordine della Procura di Udine, sono entrati nel municipio di Premariacco. È tra quelle carte, risalenti al 1946, che potrebbe nascondersi la verità della “fossa” di Rosazzo.

Il sequestro è scattato dopo che, nei giorni scorsi, lo stesso primo cittadino aveva trovato nel registro dei morti dell’anagrafe alcuni incartamenti che attestano la riesumazione di 17 cadaveri a Rocca Bernarda.

Tutto è iniziato con la copia di un documento consegnata da un cittadino di Premariacco a Trentin dove si denunciava la sepoltura nella zona di un proprio parente. «Sono andato a cercare l’originale – spiega il sindaco – e mi sono imbattuto in un faldone dell’epoca. Lì ho trovato documenti estremamente importanti e delicati che parlano delle riesumazioni e del periodo cruento che ha attraversato il nostro paese».

Il faldone originale, aggiunge Trentin, «non parla di un massacro epocale. Non cita una fossa comune tra i 200 e gli 800 cadaveri, come riferirebbe l’informativa ritrovata alla Farnesina, ma il numero delle persone seppellite è comunque considerevole. Sono molto più di 17. Si parla di civili, uomini e ragazzi, ma anche soldati tedeschi e cosacchi».

Il sindaco, dopo aver svolto la personale ricerca negli archivi del comune, ha allertato i carabinieri. Ma la vicenda non si concluderebbe soltanto davanti al numero dei cadaveri. «Tra gli allegati – spiega ancora Trentin – ci sono dei documenti delicati su cui gli inquirenti stanno indagando. Si parla della vita del paese e di ciò che è accaduto».

«Sono rimasto sconvolto e choccato leggendoli – aggiunge – . Con ciò non voglio creare alcuna polemica, nè si tratta di colpevolizzare qualcuno. Alla luce del ritrovamento del faldone, per senso civico, non potevo non allertare i carabinieri. L’ho fatto per cercare la verità storica».

I documenti allegati, secondo quanto raccontato dal primo cittadino, riporterebbero la firma di Dante Donato, sindaco dell’epoca, nel’46, e prima ancora comandante partigiano dell’Osoppo con il nome di battaglia “Annibale”. Lo stesso Donato era stato tirato in ballo dall’informativa della Farnesina come persona informata del «massacro».

«Ciò che racconta in quelle carte Donato – precisa Trentin – non ha nulla a che fare con la Resistenza. A quell’epoca ci furono dei delinquenti che usarono il buon nome della Resistenza per opere di sciacallaggio».

Nel frattempo continua lo scontro politico tra il presidente della Lega Nazionale, Luca Urizio, e l’Anpi, dopo le ultime affermazioni dell’associazione partigiani durante il congresso di domenica.

«La risposta dell’Anpi è ridicola – tuona Urizio. Dicono che il documento è falso, che Donato non sapeva nulla e che Sasso e Vanni non erano in zona. Siano 50, 200 o più la tragedia non cambia. L’onda della verità travolgerà le menzogne». E sabato è programmato un nuovo sopralluogo degli speleologi.

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