Bufera QBell: evasione milionaria e crac
Remanzacco: ecco le accuse mosse dalla Procura all’ex presidente Giuliano Macripò. Indagate anche altre otto persone

REMANZACCO. Da un lato, una montagna di fatture false per un importo imponibile pari a quasi 82,5 milioni di euro emesse dalla sua società nell’arco di sei anni.
Dall’altro, un non meno lungo elenco di fatture per operazioni a loro volta inesistenti emesse dai suoi fornitori in quattro anni per un ammontare complessivo di oltre 46 milioni di euro.
Sono numeri da capogiro quelli che la Guardia di finanza ha raccolto ed elaborato in mesi di indagini a carico dell’imprenditore Giuliano Macripò, presidente prima e consigliere d’amministrazione poi della “QBell Technology spa” di Remanzacco, azienda a suo tempo leader nella produzione di schermi Lcd e dichiarata fallita nel novembre 2013 con un passivo di oltre 32 milioni di euro.
Coordinata dal pm Paola De Franceschi, l’inchiesta è da poco approdata al primo giro di boa, con la notifica a Macripò e ad altre otto persone dell’avviso della conclusione delle indagini preliminari.
L’imprenditore, che ha 57 anni, è romano e risiede a Udine, dovrà rispondere di tre ipotesi di evasione fiscale (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, emissione di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione), di diverse ipotesi di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della stessa “QBell Technology spa”, della “Rc Heli srl” e della “Power Q srl”, tutte con sede a Remanzacco (e le ultime due successivamente a Roma), di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato per (312.821 euro di contributi regionali erogati a titolo di anticipo alla Power nel 2012), di truffa (ai danni della Idowell srl in liquidazione di Pradamano, per il mancato versamento dei quasi 400 mila euro concordati per la sua acquisizione) e di appropriazione indebita (di un televisore).
Coinvolti a vario titolo nelle accuse di bancarotta anche Roberto Rindori, 56 anni, di Udine, Dario Vitale, 56, di Lecce, Franco Bozzatello, 46, di Piove di Sacco (Padova), Danila Iole Lugano, 57, di Verona, Alessandro Trabacchin, 62, di Cisterna di Latina, e Alfredo Gattini, 88, di Roma.
Un’ipotesi di ricettazione è stata contestata a Giuseppe Prete, 54, di Ruffano (Lecce), mentre Laura Pastena, 33, di Avellino, dovrà rispondere del riciclaggio o, in alternativa, distratto denaro proveniente dalla bancarotta distrattiva della QBell per l’acquisto di un appartamento nel capoluogo di provincia campano.
Nel ricostruire i movimenti contabili della QBell, le Fiamme gialle avrebbero riconosciuto lo schema classico della “frode carosello”, con la società di Macripò in posizione di “interposta” e una serie di “società cartiere” al suo servizio.
L’obiettivo? Dribblare il Fisco, attraverso la creazione di un indebito credito Iva (derivante dall’acquisto dei beni in regime ordinario da società nazionali) da porre in compensazione con l’Iva a debito (derivante dalla cessione senza addebito d’imposta nei confronti di soggetti intracomunitari e nazionali tramite false dichiarazioni d’intento).
Una gigantesca “girandola” di false fatture, insomma, che in un arco di tempo indicato dagli inquirenti dal 2008 al 2011 (per quelle emesse dalle cartiere) e dal 2008 al 2013 (per quelle emesse), avrebbe permesso all’azienda di Remanzacco di giustificare la compensazione del debito d’imposta ottenuto dalle operazioni commerciali regolari e che, in assenza di “caroselli”, avrebbe dovuto finire nelle casse dell’Erario.
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