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La Val Tramontina resta ancora divisa

Fondamentale il no di Tramonti di Sopra. Nell’Isontino l’appello alle urne fa poca presa a Monfalcone dove prevale il sì. No di Ronchi e Staranzano

2 minuti di lettura

UDINE. Ronchi e Staranzano rispondono all’appello al voto (55,85% e 59,89%). Non così per Monfalcone dove si è presentato alle urne solo un elettore su tre (34%).

La corsa ai 53 seggi nei tre comuni dell’Isontino si è aperta alle 7 ed è proseguita fino alle 23. Chiamata alle urne una truppa di 37.260 elettori tra Monfalcone, Ronchi e Staranzano. Alle 12 l'affluenza aveva toccato l’11,49% a Monfalcone a Ronchi il 19,42%, e a Staranzano il 20,37%.

Ma alla fine il sì alla fusione è stato registrato soltanto nella città dei cantieri: il no ha prevalso a Ronchi e a Staranzano.

Dati al di sopra, negli ultimi due comuni, della media nazionale. E che ci fosse una corsa al voto lo si era capito fin dai giorni prima. A cercarlo l’indizio, insomma c’era. Stava tutto nel boom di tessere elettorali, che nelle ultime settimane i certosini impiegati dei tre Comuni coinvolti ieri nel referendum-day diligentemente annotavano.

Dal 18 aprile, all’indomani cioè della consultazione con quorum sfumato sulle trivelle, lo sportello di Staranzano - dove i chiamati al voto erano 5.978 - ne aveva erogate 160 nuove di zecca, soprattutto per esaurimento timbri; Monfalcone, municipio più popoloso con 21.249 elettori (di cui 10.230 uomini e 11.019 donne), invece ben 536 e addirittura di più a Ronchi dei Legionari: 594. Da entrambe le parti si era sollecitato i cittadini a recarsi ai seggi, pur se per l’esito non occorreva un quorum.

Il Comitato per il “sì” alla fusione anche sabato era di nuovo a presidiare piazza della Repubblica a Monfalcone, come da mesi ormai, distribuendo volantini in mezzo alle bancarelle del mercatino del modernariato, che invade il centro pedonale una volta al mese.

Sarà che se ne parla da venticinque anni ormai e che il referendum è nato da una raccolta di firme tra la popolazione, il tema della fusione, aveva raggiunto e in qualche modo appassionato almeno una fetta di monfalconesi. Ma non è stato sufficiente per superare la metà degli aventi diritto.

Dopo anni di prove di fusione, con collaborazioni in diversi campi, in particolare quello associativo, anche i residenti in Val Tramontina hanno detto la loro sulla fusione dei comuni di Tramonti di Sotto e Tramonti di Sopra. Ma anche in questo caso il voto ha fatto poca presa tra gli elettori arrivando a uno stentato 37%. A vincere è stato il sì con il 68% dei voti. Ma è stato fondamentale il no di Tramonti di Sopra. E così resta la divisione.

Il risultato non era scontato: le resistenze maggiori erano soprattutto tra i residenti a Tramonti di Sopra. In questo municipio, tra l’altro, il consiglio comunale non aveva deliberato a favore della fusione: l’unico ad avere espresso sostegno al progetto era l’assessore Alessio Gambon, che era stato presidente del comitato pro fusione.

Anche negli ultimi giorni, il comitato promotore del progetto aveva lavorato alacremente, con tanto di campagna di volantinaggio, per chiarire alle famiglie eventuali dubbi e cercare di fornire risposte esaustive.

Tra i primi sostenitori del sì al piano, il sindaco di Tramonti di Sotto Giampaolo Bidoli, il quale ha continuato a mettere in evidenza che «la fusione rappresenta un’opportunità per la valle». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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