Sui monti della Carnia, in mezzo al bosco la chiesa che riunisce cattolici e musulmani
A Cercivento l’inaugurazione con l’arcivescovo Mazzocato e il segretario dei giovani musulmani Mjoual. Renato Garibaldi: uno sogno che si avvera in ricordo dei tanti ragazzi stranieri che sono passati di qui

CERCIVENTO. Per costruirla ci sono voluti quasi vent’anni. La chiesetta senza chiavi di Bosco di Museis è sorta ponendo un anello sopra l’altro, come gli alberi che la circondano, grazie alla generosità di tante aziende che vi hanno lavorato gratuitamente e grazie allo sforzo economico di Renato Garibaldi, convinto che su quello sperone roccioso si sarebbe verificato un miracolo.
Ed è un piccolo miracolo quello che succederà stasera (venerdì) alle 18 a Cercivento, dove, a inaugurare la cappella del Preziosissimo sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, oltre all’arcivescovo di Udine monsignor Andrea Bruno Mazzocato ci saranno i rappresentanti dei centri islamici della regione fra i quali Fouzi Mjoual, segretario del centro e referente del gruppo Psm (Partecipazione & spiritualità musulmana) oltre a rappresentanti dei centri islamici di Cervignano e Tarcento.
«Abbiamo creato un piccolo edificio in cui pregare tutti insieme – racconta Garibaldi – che rappresenta la rinascita della comunità Bosco di Museis, colpita da un atto vandalico che, nel maggio scorso, ha distrutto una parte della struttura che dava rifugio a tanti ragazzi in difficoltà».
E stata orientata a Est e, in quella direzione, i cattolici hanno pregato assieme ai musulmani che si sono inginocchiati sul prato nella stessa direzione, guardando alla Mecca. «Siamo felici di questa iniziativa promossa da Garibaldi – commenta Fouzi – ci siamo conosciuti un anno fa quando ci ha ospitato e abbiamo instaurato rapporti di fiducia e di fratellanza. In quel contesto abbiamo cominciato a pensare di organizzare qualcosa insieme e questa è l’occasione giusta per farlo».
L’idea di edificare un luogo di culto fra quei boschi è nata da un viaggio a Medjugorje che Garibaldi fece nel 1999. Per il codice canonico si tratta di una cappella privata.
«Ma abbiamo deciso di buttar via le chiavi – sostiene Garibaldi – resterà sempre aperta, tanto per chi cerca la fede, quanto per chi ce l’ha già».
La struttura ottagonale è stata affrescata da Vil, nel 1990 partì dall’Albania quando era poco più che un ragazzino assieme ad altri 400 connazionali che furono accolti a Paluzza. Avevano fame ed erano in cerca di un rifugio. Finito il periodo di accoglienza, Vil si presentò a Bosco di Museis ed è nata un’amicizia che il tempo ha consolidato.
Dalla posa della prima pietra cui presenziò monsignor Venier, nel 2000, quella chiesa è cresciuta su se stessa. «Quando la guardo penso alle persone che ho incontrato qui a Museis e a quelle che hanno contribuito a questo sogno» riflette Garibaldi.
Molti di loro vi hanno lasciato un segno. Così Vil, che su una parete affrescata accanto all’immagine di San Benedetto ha disegnato Amadou, un ragazzo giunto a Museis dopo che era scappato dalla Liberia, passando per la Libia, quindi per Lampedusa, Milano e il Friuli.
In quella costruzione ottagonale c’è un piccolo compendio di universo, un universo che si è fermato a Bosco di Museis, dove in questi anni hanno soggiornato oltre 300 ragazzi in fuga di varie confessioni religiose. A riunirli sarà l’inaugurazione della chiesa di Museis, quando il maestro Daniel Proasca dirigerà i cori di Paluzza, Tolmezzo e Paularo per dare una cornice musicale alla celebrazione.
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