Crac ed evasione alla QBell: in nove davanti al giudice
Udine. Iniziata e subito rinviata l’udienza preliminare: in ballo fatture false per oltre 128 milioni. Al centro dell’inchiesta della Finanza, i presunti caroselli dell’ex presidente Macripò

UDINE. Il crac milionario di quella che fu la “QBell Technology spa” di Remanzacco ha varcato la soglia del tribunale. Da ieri, l’udienza preliminare a carico di Giuliano Macripò, 57 anni, orignario di Roma e residente a Udine, suo presidente e, poi, consigliere d’amministrazione, e degli altri otto imputati coinvolti a vario titolo nelle accuse di bancarotta, ricettazione e riciclaggio contestate dalla Procura, ha preso il via davanti al gup Francesco Florit.
In aula, con il proprio legale, avvocato Maurizio Miculan, anche la curatela del fallimento Qbell - l’azienda, a suo tempo leader nella produzione di schermi Lcd, fu dichiarata fallita nel novembre 2013 con un passivo di oltre 32 milioni di euro - per la costituzione di parte civile.
Coordinata dal pm Paola De Franceschi, l’inchiesta aveva portato alla luce una gigantesca - e, al momento, ancora presunta - girandola di false fatture: da un lato, quelle emesse dalla stessa Qbell dal 2008 al 2013 per un importo imponibile pari a quasi 82,5 milioni di euro, e, dall’altro, quelle emesse dai suoi fornitori dal 2008 al 2011 per un ammontare complessivo di oltre 46 milioni di euro.
Per un totale di 128,5 milioni. Numeri da capogiro, insomma, raccolti ed elaborati in mesi di indagini dalla Guardia di finanza e che avrebbero permesso all’azienda di Remanzacco di giustificare la compensazione del debito d’imposta ottenuto dalle operazioni commerciali regolari. Soldi che, in assenza di “caroselli”, avrebbe dovuto finire all’Erario.
Il legittimo impedimento di uno dei difensori ha reso necessario da subito un rinvio dell’udienza. Le parti si ritroveranno sabato 12 novembre, per le eccezioni preliminari e l’avvio della trattazione. I difensori di Macripò, avvocati Marco Cavallini e Giovanni de Nardo, sono intenzionati a seguire il rito ordinario.
Nella vicenda sono coinvolti anche Roberto Rindori, 57 anni, di Udine, Dario Vitale, 57, di Lecce, Franco Bozzatello, 46, di Piove di Sacco (Padova), Danila Iole Lugano, 58, di Verona, Alessandro Trabacchin, 63, di Cisterna di Latina, e Alfredo Gattini, 88, di Roma, tutti per reati di bancarotta.
Un’ipotesi di ricettazione è contestata a Giuseppe Prete, 55, di Ruffano (Lecce), mentre Laura Pastena, 33, di Avellino, risponde del riciclaggio o, in alternativa, di aver distratto denaro proveniente dalla bancarotta della QBell per l’acquisto di un appartamento.
A Macripò sono contestate innanzitutto tre ipotesi di evasione fiscale: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, emissione di fatture per operazioni inesistenti e indebita compensazione.
Ieri, il pm ha depositato documentazione relativa a una rogatoria in Romania volta a dimostrare la fittizietà di buona parte delle fatture.
L’ex amministratore è inoltre accusato di diverse ipotesi di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della stessa QBell, della “Rc Heli srl” e della “Power Q srl”, tutte con sede a Remanzacco, d’indebita percezione di 312.821 euro di contributi regionali, di truffa ai danni della Idowell srl in liquidazione di Pradamano, e dell’appropriazione indebita di una tv.
Secondo le Fiamme gialle, si sarebbe avvalso dello schema classico della “frode carosello”, con la sua società in posizione di interposta e una serie di società cartiere al suo servizio.
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