Studentessa modello e disabile, ma a Roma non c’è casa per lei
Laureata in Relazioni pubbliche, Benedetta De Cecco si è iscritta a un Master nella capitale. Ma trovare una residenza “adatta” è un’impresa: «Una cosa vergognosa, ma non mi arrendo»

MARTIGNACCO. Si è laureata ad aprile con 110 e lode, non ha trovato lavoro e, senza perdere tempo, ha inviato la domanda per partecipare a un master in Sport business management a Roma, alla Business School de Il Sole 24 Ore. È stata presa, ha vinto una borsa di studio che le coprirebbe metà delle spese, ma da più di un mese è alla ricerca di un alloggio: senza risultati perché, spiega, «la nostra capitale non è ancora pronta ad accogliere persone con disabilità».
Benedetta De Cecco ha 23 anni, abita a Martignacco e dalla nascita convive con un’atrofia muscolare spinale, una malattia genetica che la costringe sulla sedia a rotelle elettrica e alla continua assistenza. Non può muovere le gambe, le braccia le consentono di svolgere piccoli movimenti, ma la sua testa viaggia lontano.
La sua grinta e la sua determinazione l’hanno portata prima a ottenere il diploma di laurea in Relazioni pubbliche all’Università di Udine, poi a lanciarsi nel master che, purtroppo, si sta rivelando più complicata del previsto.
Oltre a necessitare di due persone che si alternino per assisterla giorno e notte, Benedetta ha infatti bisogno di uno spazio in cui alloggiare per i mesi di durata del corso, in partenza il 23 novembre.
«Da settimane sto cercando una sistemazione, anche in condivisione, ma finora non ho ricevuto alcuna risposta. Tutte le soluzioni proposte presentavano ostacoli. Mi sono rivolta a convitti, dove non c’è disponibilità o le strutture non sono adeguate, ho contattato diverse associazioni, ma sembra sia impossibile trovare quello che fa per me».
Requisito fondamentale della sistemazione é, ovviamente, la mancanza di barriere architettoniche e una posizione che le consenta di accedere con facilità ai mezzi per raggiungere la sede delle lezioni. Persino gli alloggi di un campus universitario, di recente costruzione, presentano barriere: «Una cosa vergognosa», si sfoga la studentessa.
«Penso che l’esperienza di studiare fuori casa sia un’esigenza anche per i disabili, una scelta normale. Non mi sento straordinaria, ho solo più difficoltà rispetto ad altri miei coetanei, ma cerco in tutti i modi di superarle e non riesco a capire come la nostra capitale possa essere così arretrata da questo punto di vista».
Contrariamente ad altre città europee, molto più attente alle persone con disabilità. «Penso a Berlino, Barcellona e Valencia, dove sono rimasta due mesi per l’Erasmus: è un altro mondo».
Ultima spiaggia rimane l’albergo, con cifre decisamente fuori budget per una studentessa che, oltre al costo del master, dovrà anche sobbarcarsi le spese di assistenza di cui necessita 24 ore al giorno.
«Ho lasciato un post su Facebook per cercare due persone che si occupino di me, a turno, perché ho bisogno di assistenza continua. E comunque solo in parte riuscirò a coprire i costi con i fondi che ricevo, il resto dovrò pagarlo di tasca mia: trovo ingiusto che uno studente disabile debba spendere molto di più rispetto ai suoi compagni».
Il progetto per una vita indipendente finanzia, infatti, una parte delle spese che garantiscano assistenza ai disabili, circa mille euro al mese, e in Friuli Benedetta si muove - con la sua auto - sempre e comunque accompagnata.
«Mi piacerebbe tanto vivere quest’esperienza, ho scelto il master perché lo sport è la mia vita da quando, anni fa, con altri ragazzi abbiamo fondato un’associazione sportiva, Madrax, assieme alla squadra di hockey su sedia a rotelle elettrica».
Convinta che di questi tempi sia difficile trovare lavoro per tutti i giovani e a maggior ragione per le persone non autosufficienti, l’idea del master è nata con la volontà di essere più utile all’associazione, per farla conoscere. «Sono un po’ demoralizzata, ma continuerò a cercare», assicura Benedetta. «Quando mi pongo un obiettivo lo devo raggiungere, costi quel che costi».
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