Cividale saluta gli alpini: «La città ora è orfana, abbiamo resistito per 15 anni»
Il sindaco: «Un saluto pieno di tristezza». Il comandante dell’8º Reggimento: «Grazie». Nel piazzale d’armi della Francescatto l’adunata dei reparti, sulle note della fanfara

CIVIDALE. Che il commiato sarebbe stato sofferto lo si era intuito da tempo. Non poteva essere altrimenti, del resto: l’addio, ieri mattina, alla gloriosa bandiera di guerra dell’8° Reggimento alpini e al corpo militare, cittadino onorario di Cividale, «lascia infatti orfana la città – così il sindaco Stefano Balloch – di una componente preziosa».
Per più di quindici anni si è riusciti, grazie a un’ampia sinergia d’intenti (amministrazioni del territorio, Regione, Provincia, associazioni combattentistiche e d’arma, perfino Comuni del Veneto), a ritardare gli effetti della spada di Damocle che pendeva sulla Francescatto dall’avvio dei processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle forze armate e delle strutture che le ospitano.
Di proroga in proroga si è arrivati all’atto ultimo: «È un saluto pieno di tristezza: il distacco – ha ribadito Balloch – rappresenta l’epilogo di una parte della storia della nostra città, che lega inscindibilmente il suo nome al glorioso Battaglione Cividale, base, assieme al Gemona e al Tolmezzo, dell’8°».
Intenso il saluto della vicesindaco Daniela Bernardi: «Questo valoroso Reggimento, costituito nel 1909 e considerato il fedele custode delle tradizioni alpine delle genti del Friuli, vanta una storia esemplare. Ed esemplare è stata la sua attività, negli ultimi decenni, in tanti Paesi colpiti dalla guerra. Rivolgo un commosso ricordo agli alpini dell'8° caduti nell’espletamento del proprio dovere, dalla Campagna di Libia alle missioni internazionali, passando per la prima e per la seconda guerra mondiale. Uno per tutti, ultimo in ordine di tempo, il caporalmaggiore Luca Sanna, morto nel corso di una delicata azione di pace in Afghanistan, nel 2011. Cividale, l’antica Forum Iulii, sede del primo ducato longobardo in Italia e del glorioso patriarcato di Aquileia, luogo ricco di storia e di cultura, patrimonio mondiale dell’umanità, saluta con tristezza l’8°, suo cittadino onorario. Rimarremo comunque e sempre uniti dai comuni valori dell'amore di patria e dell’alpinità».
Nel piazzale d’armi della Francescatto, ormai caserma dismessa, l’adunata dei reparti, sulle note della fanfara della Brigata Julia; poi la parata di vessilli e gagliardetti, infine il grido del motto dell'8°, «O là o rompi».
«Grazie per quanto avete fatto per il nostro Reggimento», ha scandito il comandante, colonnello Giuseppe Carfagna, rivolto al folto drappello di fasce tricolori presenti alla cerimonia.
«Con la vostra presenza – ha aggiunto – attestate la vicinanza e il profondo affetto delle istituzioni locali agli alpini. Un ringraziamento alla città ducale e alle sue associazioni, a cominciare dall’Ana, per averci accolto, supportato in ogni attività, reso parte attiva della comunità. L’8° lascerà la Francescatto ma non abbandonerà Cividale».
Concetto, questo, ribadito dal generale Paolo Fabbri, comandante della Julia: «Viviamo una fase particolare», ha esordito, citando la partenza (avvenuta giovedì) della bandiera di guerra del 3° Reggimento artiglieria da montagna dalla caserma di Tolmezzo, destinazione Remanzacco.
«La riallocazione – ha precisato – permetterà di incrementare l’efficienza dei reparti e l’efficacia operativa». In chiusura doni di congedo: il Reggimento, che un paio di giorni fa ha ricevuto da Balloch il sigillo trecentesco di Cividale, ha ricambiato con un omaggio al Comune e con la consegna di uno stemma alla sezione cittadina dell'Ana.
Ma nel giorno dell'addio si incunea anche una nota polemica: «Cividale – rileva il consigliere Fvg Roberto Novelli – patirà un danno che non sarà sanabile né in termini affettivi né economici. La difficile partita politica che doveva essere portata avanti a tutela dell’8° è stata giocata in proprio da qualcuno che, probabilmente, aveva in testa strategie future diverse dalla presenza del Reggimento».
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