Il dolore dei genitori: un viaggio nell’orrore che dura da un anno
Paola e Claudio: grazie della solidarietà, è tutto il bene del mondo. Serracchiani: il Governo farà pressioni fino a ottenere giustizia
di Anna Buttazzoni
UDINE. Un viaggio nell’orrore lungo un anno. In 365 giorni i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, non hanno mai smesso di vedere tutto il male del mondo, come un anno fa, davanti al corpo straziato di loro figlio. Ma non perdono la speranza. E a tutto il male del mondo contrappongono la solidarietà che ricevono.
«La solidarietà – dicono Paola e Claudio – è qualcosa di tangibile, di umano, è tutto il bene del mondo». A un anno dalla scomparsa del ricercatore di Fiumicello, oggi in molti saranno testimoni dell’incessante richiesta di verità e giustizia, un grido che non si affievolisce.
«È stato un anno intenso, terribile – afferma la famiglia Regeni in una nota –, un viaggio nell’orrore che diventa sempre più profondo man mano che ci addentriamo nei particolari: si è vero, abbiamo visto e stiamo vedendo proprio tutto il male del mondo.
Questo male continua a svelarsi pian piano, come un gomitolo di lana, ma questo oltre a essere il frutto di un costante lavoro di chi segue le indagini, è anche il risultato della vicinanza di tutte le persone che in Italia e nel mondo chiedono con noi “Verità per Giulio Regeni”. Un fiume d’affetto – prosegue la famiglia del friulano –, un fiume in piena che domani (oggi) speriamo si riversi nelle piazze con fiaccole accese per Giulio, per la giustizia di coloro che non sono rispettati nei loro diritti umani. Grazie ancora, la solidarietà è qualcosa di tangibile, di umano, è tutto il bene del mondo».
Regeni è sparito nel nulla alle 19.41 di un anno fa, dopo essere uscito dal suo appartamento nel quartiere residenziale di Dokki al Cairo. Un saluto via sms alla fidanzata Valeriia (ucraina) e la promessa di sentirsi più tardi. Un messaggio al prof Gennaro Gervasio, professore di scienze politiche all’università britannica del Cairo, per fargli sapere: «Sto arrivando».
Insieme avrebbero raggiunto un amico che compiva gli anni, il dottor Hassanein, anziano intellettuale, esperto di sindacato, proprio l’oggetto degli studi di Regeni al Cairo. L’appuntamento è accanto a piazza Tahrir, ma Regeni non ci arriverà mai. Il suo corpo sarà ritrovato nove giorni dopo, gettato sulla ghiaia lungo l’autostrada Cairo-Alessandria. Il 25 gennaio, come oggi, al Cairo si celebra l’anniversario della rivoluzione che nel 2011 ha portato alla caduta dell’allora presidente Hosni Mubarak.
Regeni parla l’inglese, lo spagnolo, l’arabo. A tradirlo è – secondo le ultime ricostruzioni – il capo del sindacato degli ambulanti egiziani, Mohamed Abdallah, per soldi. Ma i mandati del sequestro – lo rivela il quotidiano la Repubblica –, delle torture, dell’assassinio sono alla National Security Agency (Nsa), il Servizio segreto civile interno del regime egiziano. Dalla Nsa è stata fornita la telecamera nascosta che Abdallah utilizza per registrare un colloquio con Regeni.
Quello è il sentiero tracciato dalla Procura di Roma che indaga sull’omicidio del friulano. Eppure la verità non è ancora emersa, non tutta, fino in fondo, come chiedono i genitori di Regeni.
«Insistiamo per avere la verità – è stato ieri l’intervento della presidente Fvg Debora Serracchiani – e siamo accanto alla famiglia nelle sue giuste richieste. Supportiamo il Governo italiano affinché continui a fare le pressioni più opportune per ottenere tutte le informazioni che servono a fare chiarezza e avere giustizia».
Oggi il palazzo della giunta regionale sarà tinto di giallo, il colore per chiedere “Verità per Giulio”. «Siamo rimasti tutti colpiti dalle immagini che abbiamo visto in queste ultime ore – ha aggiunto Serracchiani – che aprono un ulteriore inquietante squarcio su una vicenda che continua a sollecitare le coscienze e le istituzioni». Le immagini sono quelle del tradimento di Abdallah nei confronti di Giulio. Da quella trappola è cominciato il viaggio nell’orrore.
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