Sanità Fvg, per la spesa farmaceutica un “buco” di 21 milioni
Fuori controllo i medicinali erogati dagli ospedali. Va meglio il capitolo degli oneri del settore territoriale

UDINE. La spesa farmaceutica continua a “sfondare” i vari tetti che Stato e Regione cercano di imporre. Anche nei primi nove mesi del 2016 - ultimo report disponibile da parte dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco - soprattutto la spesa farmaceutica ospedaliera ha corso, disattendendo gli obiettivi di contenimento che erano stati posti.
Peraltro il monitoraggio 2016 ha tenuto conto del fondo da 500 milioni per l’acquisto dei farmaci innovativi di fascia A, nello specifico per l’epatite C, con relativo pay back a carico delle aziende farmaceutiche (una specie di “sconto” su tipologia e quantità di alcuni farmaci che le imprese sono obbligate ad applicare).
In questo modo lo sfondamento della spesa territoriale (che viaggia soprattutto attraverso le ricette dei medici di base) si è ridimensionato. Altrimenti sarebbe stato in rosso anche questo capitolo della spesa farmaceutica. In tutti i casi - avverte l’Aifa - si tratta ancora di stime, e il riparto tra le regioni dei 500 milioni deve ancora essere fatto, quindi il conto finale potrebbe cambiare.
Se questo è il contesto generale, veniamo ai dati relativi al Friuli Venezia Giulia. Nel periodo gennaio-settembre 2016 la spesa farmaceutica convenzionata netta (che è la spesa lorda meno le eventuali compartecipazioni, il ticket per ricetta e gli sconti obbligatori a carico del farmacista) in Fvg è diminuita dell’1,6 per cento, passando dai 133,3 milioni dello stesso periodo del 2015, ai 131,16 del 2016; una flessione più modesta della media nazionale che si è attestata al 3,8 per cento.
Per contro sono aumentate le compartecipazioni alla spesa a carico dei cittadini che - diversamente da quel che accade in quasi tutte le altre regioni italiane - in Fvg sono richieste solo se, a fronte dell’esistenza di un corrispondente medicinale generico o a brevetto scaduto, il cittadino chiede espressamente quello di marca, e in questo caso la differenza di costo viene pagata dal cittadino.
Questa differenza vale, sempre nei 9 mesi considerati, 476 mila euro, con un aumento del 3,6 per cento rispetto all’anno precedente. Non è dovuto in regione (come nelle Marche e in Sardegna) il ticket fisso per ogni ricetta.
Nello stesso periodo i cittadini del Friuli Venezia Giulia hanno fatto meno ricorso al medico. Il trend delle ricette è risultato in flessione dello 0,9 per cento, passando da 8 milioni 689 mila ricette di gennaio-settembre 2015, a 8 milioni 609 mila ricette del 2016, con una variazione assoluta di meno 80 mila 248 ricette.
Ma sono state consumate più dosi di medicinali di fascia A (soprattutto in distribuzione diretta che è la consegna dei cicli di terapia all’atto della dimissione ospedaliera). Il monitoraggio che rileva l’andamento dei consumi in dosi definite giornaliere indica in 388 milioni 754 mila Ddd i consumi del 2015, e in 394 milioni 69 mila quelli dello stesso periodo del 2016, con un incremento dell’1,4 per cento, superiore alla media nazionale dell’uno per cento.
Complessivamente la spesa farmaceutica territoriale del Fvg si è attesta nei primi nove mesi del 2016 in 189,45 milioni di euro, al di sotto del tetto di spesa dell’11,35 per cento del Fondo sanitario; per la precisione si è fermata all’11,26 per cento, inserendo la regione tra quelle virtuose come la Provincia di Bolzano, Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia.
Per la spesa ospedaliera il bilancio, anche del Fvg, va in profondo rosso. Il saldo del periodo è di 80,5 milioni di euro, con uno scostamento di 21,6 milioni rispetto al tetto del 3,5 per cento del Fondo sanitario. Va detto che il Fvg è in buona compagnia visto che solo Trento ha contenuto la spesa al di sotto del tetto.
Spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera insieme avrebbero dovuto restare al di sotto del 14,85 per cento del Fondo sanitario. Ci sono riuscite solo il Veneto, la Valle d’Aosta, Trento e Bolzano; per le altre l’obiettivo è stato mancato.
Per il Fvg la spesa complessiva avrebbe dovuto restare al di sotto dei 249,9 milioni di euro; si è attestata invece a 270,02 milioni, con un aumento di 20,12 milioni di euro e un’incidenza del 16 per cento contro il 14,85 per cento previsto sul Fondo sanitario.
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