«Salviamo la nutria Palmiro e la sua famiglia»
L’appello di un’animalista che ha “adottato” il roditore e si batte per evitarne l’uccisione

SAN GIORGIO DI NOGARO. «Aiutatemi a salvare Palmiro e la sua famigliola». Palmiro è una nutria domestica. È l’appello lanciato da Michela “Masha” Cossetto, animalista e naturalista convinta che lo scorso anno ha dato vita nella Bassa friulana all’associazione il Sentiero di Ares, un luogo in cui accoglie cani terminali, per salvare la colonia di nutrie di cui Palmiro fa parte che stazionano sul lato opposto della sua proprietà.
“Masha” e il compagno Luca Miniussi, entrambi monfalconesi, con la figlia di pochi anni Kimey Ares, in attesa del secondo figlio, vivono da circa un anno e mezzo in una fattoria piena di animali in aperta campagna al confine tra Carlino e San Giorgio di Nogaro, e ora si sta battendo per salvare la famiglia di nutrie, quella di Palmiro appunto.
«Vi chiedo un aiuto – dice –. Da ieri si possono uccidere le nutrie anche senza licenza di caccia. Devo proteggere Palmiro e il suo branco. Cosa posso fare? C’è qualcosa che io possa costruire dalla mia parte della riva dove loro possano ripararsi? Avete qualche idea? Purtroppo loro vivono sull’argine di fronte al mio terreno perchè il mio è scosceso e non ha riva. Le tane sono tutte dalla parte opposta, loro vengono da me a mangiare e poi tornano di là. Non posso però sorvegliarli sempre e so che sono davvero in pericolo poichè ci sono cacciatori in giro. Datemi un’idea per proteggerli vi prego. Qui le sponde pullulano di nutrie e so che non potrò salvarle tutte, ma tento di farlo almeno per quelle che riesco. Voglio ricordare che sono animali che l’uomo ha importato per cui non è giusto che debbano pagare gli errori di noi umani».
La ragazza racconta: «Palmiro l’ho visto da appena nato, era un topino mignon: adesso a furia di rimpinzarlo sembra un bulldog. Da allora mi viene vicino senza paura. Il nome Palmiro riguarda le strane zampette palmate che ha, diverse da quelle del fratello. Ora sono in otto: Palmiro, suo fratello e sei adulte. Sono animali dolci, anche se ben comprendo che provocano danni, ma penso che ci siano altre soluzioni oltre che sparargli».
Michela si è rivolta all’associazione italiana Aee che protegge le nutrie che le ha consigliato di realizzare delle casette di legno sulla sponda della sua fattoria e lasciarci dentro del cibo. «Oggi – dice – sulla casetta messa ieri ai “palmiri” ne troviamo dentro cinque beatamente rilassati: che soddisfazione! Ora ne piazzeremo delle altre e poi il prossimo step sarà la sterilizzazione». Masha racconta che qualcuno le ha chiesto come si fa a voler bene a questi “grossi topi”. «Io – afferma – penso che la dimostrazione di fiducia che un animale selvatico dà all’uomo sia una delle forme d’amore più immense che esistono».
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