PULFERO. Le valli del Natisone diventano la prima stazione di terapia forestale d’Italia, allungando di un’unità il ristretto elenco europeo di settore in cui figurano per il momento Danimarca, Francia e Spagna.
Impostato su un modello giapponese (varato nel 1982, presto radicatosi e sfociato in risultati tangibili e scientificamente provati), il programma punta a trasformare il comprensorio in un grande “polo della salute vegetale”, quella cioè favorita dalle proprietà delle essenze arboree locali, i cui benefici su persone affette – in particolare – da problemi respiratori sono noti.
Considerato il progressivo incremento dei cittadini («migliaia soltanto in Friuli Venezia Giulia») che soffrono di asma le potenzialità del piano sono alte e delineano, per un contesto da decenni in lotta contro l’abbandono, una prospettiva di rinascita piuttosto importante.
L’iniziativa è dell’associazione Malin-Mill e gode della partnership significativa dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, che ha subito sposato il progetto.«Un progetto interamente auto-finanziato», precisano i curatori, spiegando di non aver ricevuto, a oggi, alcun sostegno da parte di enti pubblici.
Domani alle 20.30, nel Museo della salute naturale di Biacis di Pulfero (a casa Raccaro) saranno illustrati i contenuti, lo stadio di avanzamento e le finalità dell'esperienza, che elegge le vallate del Natisone, appunto, a luogo ideale per il contrasto a determinate patologie.
«La sfida – spiega il ricercatore Maurizio Droli – è dimostrare che vantaggi pari a quelli che derivano dai soggiorni ad alta quota possono arrivare anche ad altitudini inferiori».
Per provarlo il gruppo di ricerca coordinato da Mario Canciani, responsabile del servizio di allergo-pneumologia della clinica pediatrica dell’Asui, ha eseguito un monitoraggio nei Comuni aderenti al disegno (tutti tranne San Pietro al Natisone e Savogna), verificando la presenza di allergeni nelle abitazioni.
Ne è risultato che l’ambito è inadatto al proliferare di acari e dunque assolutamente idoneo a una stazione di terapia forestale: i benefici derivanti dall’ambiente naturale, infatti, non sarebbero inficiati dal soggiorno nelle strutture del posto. Tra aprile e maggio partirà la seconda fase progettuale, con test sulle persone che aderiranno alla proposta di camminate e attività nei pressi di Drenchia. Gli esperti studieranno nei dettagli, sulla base delle condizioni fisiche dei singoli, gli effetti salutari che la vegetazione produce sull’organismo.
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