Omicidio Regeni, il legale della famiglia: abbiamo i nomi dei funzionari coinvolti
Conferenza stampa in Senato dei genitori del ricercatore di Fiumicello torturato e ucciso. L’appello al Papa: «Parli di Giulio quando andrà in Egitto»

ROMA. «Quello di Giulio Regeni è stato un omicidio di Stato».
A ribadirlo è Alessandra Ballerini, legale della famiglia del ricercatore, nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella Sala dei caduti di Nassiriya al Senato, alla quale hanno partecipato i genitori del ricercatore ucciso in Egitto, Paola Deffendi e Claudio Regeni, il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, e il portavoce di Amnesty Internaional Italia, Riccardo Noury.
«Ormai abbiamo prove e nomi - ha premesso Ballerini - sappiamo che un alto ufficiale della National Security egiziana, colui che ha predisposto le false accuse contro il nostro consulente al Cairo, è direttamente coinvolto nella sparizione di Giulio.
E sappiamo che un altro altissimo ufficiale della stessa struttura, che ha partecipato alle perquisizioni di uno dei parenti della cosiddetta “banda dei 5” (falsamente accusati di avere avuto un ruolo nel caso e uccisi, ndr), estrasse letteralmente dalla sua tasca i documenti di Giulio ed è in contatto con altri ufficiali coinvolti».
«Sappiamo anche - ha proseguito l’avvocatessa - che questi due funzionari hanno contatti con amicizie molto strette di Giulio al Cairo.
Amicizie egiziane. Perchè nel vespaio in cui Giulio si è trovato suo malgrado, c’è stato anche chi ha tradito, chi lo ha venduto o chi si è voltato dall’altra parte per paura o per meschinità».
«Nel dicembre scorso - ha ricordato Ballerini - il procuratore nazionale egiziano Nabeel Sadek, guardandoci negli occhi, riconobbe che Giulio era un “ragazzo esemplare” e ci garantì che presto i nostri legali in Egitto avrebbero avuto il fascicolo del caso e i filmati della videosorveglianza della metro del Cairo la sera della sparizione.
Ad oggi, il fascicolo, nonostante tutte le rassicurazioni, non è stato consegnato e sembra che di dare i filmati non ci sia più l’intenzione. Ma la verità non può aspettare».
«Vedere le foto di Giulio? Farebbero troppo male». «Abbiamo pensato più volte di mostrare le foto dell'autopsia di Giulio. E siamo arrivati alla conclusione che farebbero troppo male.
Nessuno ha mai visto in Occidente quello che gli hanno fatto e forse, una cosa così non l'hanno mai fatta neanche ad un egiziano».
Lo ha detto Paola Regeni, nel corso della conferenza stampa in Senato, ribadendo la decisione della famiglia di non mostrare quegli scatti.
I genitori di Giulio, però, una foto l'hanno mostrata: è un murales disegnato su un muro a Berlino e realizzato da writers egiziani: raffigura il volto del ricercatore in un gatto stilizzato.
«Abbiamo scoperto - ha spiegato Paola Regeni - che il simbolo del gatto era precedente alla realizzazione del volto di Giulio e rappresenta l'Egitto ferito.
Poi hanno aggiunto la sagoma di nostro figlio e la scritta “ucciso come un egiziano”».
L’appello al Papa. I genitori di Giulio rivolgono, inoltre, un appello a Papa Francesco: nel corso della sua visita in Egitto, il 28 e 29 aprile prossimi, affronti la vicenda del ricercatore torturato e ucciso.
«Siamo sicuri - ha detto Paola Regeni - che il Papa non potrà in questo viaggio non ricordarsi di Giulio, unendosi alla nostra richiesta concreta di verità per avere finalmente la pace».
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