UDINE. Perché ci piace o non ci piace la serie tv targata Netflix “13 reasons why” conosciuta in Italia come “13 regioni perché”?
La produzione originale dell’azienda di streaming on demand sta facendo molto discutere dopo che i suoi contenuti sono stati ritenuti pericolosi per le giovani generazioni e la visione della serie è stata vietata in strutture scolastiche di paesi come Stati Uniti e Canada. La colpa del serial? Istigare all’emulazione dei gesti compiuti dai personaggi durante i suoi tredici episodi. “13” affronta temi estremamente attuali, al di là dell’Atlantico come nel vecchio continente.
Atti di bullismo, violenza verbale, violenza fisica e sessuale conditi dall’utilizzo di mezzi di comunicazione di massa e social network costituiscono il cuore narrativo della vicenda, ambientata in una high school americana e che ha per protagonisti studenti liceali di diciassette anni.
Nessun esperto, nessuno psicologo, nessun adulto ha preso parte al dibattito che ha avuto luogo durante la consueta riunione settimanale dell’MVScuola dove i ragazzi si sono confrontati su queste e molte altre tematiche che emergono dalla visione della serie: una discussione gestita esclusivamente da ragazzi (andata in onda in diretta streaming sulla pagina ufficiale Facebook del Messaggero Veneto).
Perché è proprio tra i ragazzi che spopola questa serie. Qual è il motivo per cui è così seguita? I ragazzi si sono fatti avanti per spiegare per quali motivi sono a favore della serie, così concepita e strutturata, e chi invece è contro, individuandoci molte criticità. Inoltre si è cercato di dare una risposta al grande interrogativo dell’incontro: il divieto imposto sulla serie è giustificato?
E quali conseguenze potrebbe avere sul pubblico o i futuri spettatori che volessero approcciare la serie tv? I temi principali che secondo i ragazzi animano la serie sono il bullismo, operato a diversi livelli, il ruolo svolto dagli adulti, che nel caso specifico della vicenda risultano quasi inesistenti nelle vite dei loro figli, e la vittima di bullismo che diventa a sua volta carnefice, nel tentativo di far emergere la sua verità, un tentativo che assume il sapore della vendetta. La verità con la V maiuscola qui non esiste, esistono molte verità, che i protagonisti cercano di difendere. I personaggi della serie, infatti, non sono categorizzati in buoni e cattivi: sono essere umani, imperfetti e “grigi”, che, al pari della protagonista, presentano background problematici.
Consci o inconsci, i personaggi che incrociano il cammino della ragazza si sono resi complici di un processo degenerativo che l’ha portato ad essere attaccata non solo verbalmente ma anche sessualmente. Tutti, una volta nella vita, siamo stati Hannah, la protagonista femminile della serie che deciderà di farla finita ma, in egual misura, siamo anche stati i suoi compagni di scuola, che costituiscono i tredici motivi che l’hanno spinta al tragico gesto. La mancanza di comunicazione trasparente e diretta, a tratti forse ingenua ma efficace, sarebbe stata la chiave per modificare il corso degli eventi ed evitare un epilogo irreversibile.
Questo fa rabbia fra alcuni giovani giornalisti dell’inserto Scuola che individuano in questo una visione a-critica della realtà giovanile. L’unanimità dei ragazzi è convinto che il divieto sia controproducente in quanto non farà che aumentare l’interesse intorno al fenomeno, attirando ragazzi ancora non muniti degli strumenti per poter gestire l’esplicita crudezza delle verità del serial. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi su “13”, serie tv che, al di là dei temi, ha il pregio di essere scritta, diretta e interpretata benissimo: solo per questo si aggiudica il diritto ad una visione.