Regeni, Egitto dice no alla presenza dei pm italiani negli interrogatori
La autorità del Cairo hanno negato agli inquirenti romani la possibilità di assistere agli interrogatori sulla morte del ricercatore di Fiumicello
Le autorità egiziane hanno detto «no» alla richiesta avanza dai pm di Roma che indagano sulle torture e sulla morte di Giulio Regeni di potere assistere agli interrogatori degli agenti che svolsero le indagini sul ricercatore friulano. Il rifiuto è stato motivato dal fatto che la legge egiziana non consente la presenza durante l'attività istruttoria di magistrati di altri paesi.
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Di questo sono stati informati dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal sostituto Sergio Colaiocco i genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni con cui questo pomeriggio hanno avuto un incontro a piazzale Clodio.
La Procura del Cairo ha, invece, trasmesso agli omologhi italiani una seconda tranche di atti relativi alla versione fornita da sette poliziotti che a suo tempo svolsero accertamenti sul conto di Giulio Regeni scomparso il 25 gennaio del 2016 e trovato morto dopo otto giorni sull'autostrada Cairo-Alessandria.
In base a quanto filtra da piazzale Clodio il materiale trasmesso non riguarda i verbali delle audizioni dei poliziotti (nessuno dei quali indagato) ma solo una nota riepilogativa di quanto già riferito a suo tempo dagli agenti.
I magistrati italiani auspicano la trasmissione dal Cairo di una terza tranche di documenti, a cominciare dal verbale di interrogatorio del capo della National Security che indagò su Regeni pochi giorni prima della sua scomparsa e quello reso nel marzo del 2016 dall'agente che effettuò la perquisizione nell' abitazione di colui che era stato ritenuto il leader di un gruppo criminale sospettato di rapinare e sequestrare cittadini stranieri.
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