Perquisizione a due avvocati: botta e risposta tra Procura di Udine e Consiglio nazionale forense
In un documento diffuso dal consiglio dell'ordine degli avvocati di Udine, dove viene aspramente criticata la scelta di perquisire le abitazioni e gli studi dei colleghi, è arrivata anche la nota del Cnf che reputa il fatto "inquietante". De Nicolo: "La questione è più complessa"

UDINE. Dopo la condanna da parte dell'ordine degli avvocati di Udine che ha giudicato l’iniziativa con cui la Procura, lo scorso 23 giugno, ha sottoposto a perquisizione gli studi professionali e le abitazioni di due colleghi, arrivano le dure parole anche da parte del Consiglio nazionale forense.
QUI IL DOCUMENTO INTEGRALE DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI UDINE
Il Cnf ha definito la perquisizione un atto «inquietante» e «oggettivamente grave» per «l'inaccettabile invasività dell'esercizio del diritto di difesa», sottolineando poi che tale atto sarebbe stata motivata «da una infondata costruzione del reato di infedele patrocinio» e che tra i possibili corpi di reato si indicavano documenti di studio, pc e telefoni.
Il Consiglio nazionale ha espresso la solidarietà ai due avvocati e si è detto disponibile «ad iniziative nelle opportune sedi istituzionali». «Ancora una volta - conclude il Consiglio - un atto delicato e soggetto a riservatezza, come quello di una perquisizione, è stato con grande tempestività portato a conoscenza della stampa, e non certo dai legali perquisiti, con conseguente danno all'immagine della categoria forense. Appare quindi sempre più attuale la necessità che gli strumenti legislativi pongano al loro centro la tutela del diritto di difesa, valore non rinunciabile né sacrificabile in un sistema democratico»
In mattinata, dopo la pubblicazione sul Messaggero Veneto del documento del consiglio degli avvocati di Udine, è arrivata la risposta di Antonio De Nicolo, procuratore capo di Udine.
«L'esercizio della facoltà di non rispondere ed il consiglio dell'avvocato di avvalersene sono, come ovvio, atti legittimi che mai potrebbero esporre qualcuno a responsabilità penale. La questione è più complessa e abbiamo cercato di affrontarla accuratamente nel ricorso per Cassazione depositato sabato».
«Preferisco non aggiungere altro - prosegue De Nicolo - perché, pur nutrendo profondo rispetto per il diritto di cronaca, ne ho di più per i due professionisti coinvolti e per il Consiglio dell'ordine degli avvocati di Udine, con cui il rapporto istituzionale è sempre stato impeccabile: dunque, per quanto mi riguarda, manterrò la vicenda all'interno dei binari giurisdizionali, dai quali a mio parere - conclude - non sarebbe mai dovuta uscire»
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