Caso Regeni, nuovi documenti dall’Egitto e Alfano rimanda l’ambasciatore al Cairo
La procura del Cairo ha trasmesso a quella di Roma gli atti relativi a un nuovo interrogatorio cui sono stati sottoposti i poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti sulla morte del giovane. Un’apertura, quella dell’Egitto, che ha convinto il ministro degli Esteri Angelino Alfano ad approvare il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo

UDINE. Nuovo passo avanti sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto lo scorso anno. La procura del Cairo ha trasmesso ieri a quella di Roma gli atti relativi a un nuovo interrogatorio cui sono stati sottoposti i poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti sulla morte del giovane. Interrogatori che erano stati sollecitati proprio da piazzale Clodio.
365 giorni senza Giulio Regeni - la videostoria
La consegna viene considerata «un passo avanti nella collaborazione» tra le due procure, come viene sottolineato in una nota congiunta firmata da Giuseppe Pignatone e Nabil Ahmed Sadek. Durante un colloquio telefonico con Pignatone, il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek, ha spiegato che è stata affidata ad una società esterna l’attività di recupero dei video della metropolitana.
Attività che prenderà il via a settembre con una riunione tra l’azienda e la procura egiziana, alla quale sono stati invitati anche gli inquirenti italiani. «Entrambe le parti – si legge in una nota congiunta – hanno assicurato che le attività investigative e la collaborazione continueranno fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato al sequestro, alle torture e alla morte di Regeni».
Un’apertura, quella dell’Egitto, che ha convinto il ministro degli Esteri Angelino Alfano ad approvare il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo.
«Alla luce degli sviluppi registrati nel settore della cooperazione tra gli organi inquirenti di Italia ed Egitto sull’omicidio di Regeni – si legge in una nota diffusa dalla Farnesina –, di cui fa stato il comunicato congiunto emesso oggi dalla procura della Repubblica di Roma e dalla procura generale del Cairo, il Governo italiano ha deciso di inviare l’ambasciatore Giampaolo Cantini nella capitale egiziana, dopo che – l’8 aprile 2016 – l’allora capo missione Maurizio Massari venne richiamato a Roma per consultazioni».
La famiglia Regeni esprime la sua «indignazione per le modalità, la tempistica ed il contenuto della decisione del Governo italiano di rimandare l'ambasciatore al Cairo».
La famiglia di Giulio rileva anche come «ad oggi, dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi è stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio». «Solo quando avremo la verità l'ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità».
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