Ripartono gli scavi archeologici a Cividale
Cantiere in piazza San Giovanni per accertare l’esistenza dello xenodochio di fondazione longobarda
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CIVIDALE. Dopo oltre un mese di blocco delle attività archeologiche – e conseguentemente del cantiere per la riqualificazione di piazza San Giovanni –, ripartono oggi gli scavi per accertare l’esistenza dell’antico xenodochio di fondazione longobarda, struttura d’accoglienza citata dalle fonti (e testimoniata pure dall’appellativo della chiesa che si affaccia sul contesto, San Giovanni in Xenodochio, appunto), ma finora priva di riscontri concreti.
Il prolungato fermo lavori, che aveva provocato i malumori di qualche attività imprenditoriale operativa in loco, è stato conseguente all’attesa dell’arrivo, da Roma, delle risorse erogate dal Mibact per l’ampliamento della zona di indagine rispetto alle previsioni iniziali.
La richiesta di un finanziamento straordinario, avanzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, è dipesa dall’abbondanza e soprattutto dal rilievo dei ritrovamenti effettuati nel sito e, prima, nell’attigua piazzetta Garibaldi, che ha restituito preziose testimonianze dell’assetto urbanistico della Cividale del passato.
Dalla capitale sono giunti oltre 21 mila euro, somma alla quale va sommato l’importo già stanziato dalla Soprintendenza per la prima tranche delle operazioni.
Si riparte stamattina dunque, meteo permettendo: non ci si può ancora sbilanciare sulla durata dell’intervento, ma gli esperti – come anticipato a suo tempo dalla direttrice scientifica dello scavo, la funzionaria archeologa Angela Borzacconi – si impegneranno a procedere nella ricognizione il più rapidamente possibile, per consentire al piano di ristrutturazione dello slargo di ripartire quanto prima.
Quello in corso sarà il lotto conclusivo dei sondaggi nel sottosuolo, che già hanno dato evidenza a uno straordinario quadro stratigrafico: sono stati rinvenuti un sepolcreto di età longobarda, datato fra il VI e il VII secolo, ricavato al di sopra di un’area abitativa abbandonata nella quale sono stati individuati focolari, apprestamenti lignei e riadattamenti di strutture murarie preesistenti.
Queste ultime, al momento solo parzialmente scavate, parrebbero riferibili a un edificio dalla pianta estesa e articolata.
L’attenzione all’ambito deriva dalla sua centralità: i cantieri allestiti in piazza San Giovanni erano occasione unica per appurare le trasformazioni subite dal paesaggio urbano nel complesso momento storico del passaggio dall’età tardo-romana a quella longobarda. E le aspettative ora si concentrano, come detto, sul misterioso xenodochio, eretto per decisione ducale nell’VIII secolo.
Il prolungato fermo lavori, che aveva provocato i malumori di qualche attività imprenditoriale operativa in loco, è stato conseguente all’attesa dell’arrivo, da Roma, delle risorse erogate dal Mibact per l’ampliamento della zona di indagine rispetto alle previsioni iniziali.
La richiesta di un finanziamento straordinario, avanzata dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, è dipesa dall’abbondanza e soprattutto dal rilievo dei ritrovamenti effettuati nel sito e, prima, nell’attigua piazzetta Garibaldi, che ha restituito preziose testimonianze dell’assetto urbanistico della Cividale del passato.
Dalla capitale sono giunti oltre 21 mila euro, somma alla quale va sommato l’importo già stanziato dalla Soprintendenza per la prima tranche delle operazioni.
Si riparte stamattina dunque, meteo permettendo: non ci si può ancora sbilanciare sulla durata dell’intervento, ma gli esperti – come anticipato a suo tempo dalla direttrice scientifica dello scavo, la funzionaria archeologa Angela Borzacconi – si impegneranno a procedere nella ricognizione il più rapidamente possibile, per consentire al piano di ristrutturazione dello slargo di ripartire quanto prima.
Quello in corso sarà il lotto conclusivo dei sondaggi nel sottosuolo, che già hanno dato evidenza a uno straordinario quadro stratigrafico: sono stati rinvenuti un sepolcreto di età longobarda, datato fra il VI e il VII secolo, ricavato al di sopra di un’area abitativa abbandonata nella quale sono stati individuati focolari, apprestamenti lignei e riadattamenti di strutture murarie preesistenti.
Queste ultime, al momento solo parzialmente scavate, parrebbero riferibili a un edificio dalla pianta estesa e articolata.
L’attenzione all’ambito deriva dalla sua centralità: i cantieri allestiti in piazza San Giovanni erano occasione unica per appurare le trasformazioni subite dal paesaggio urbano nel complesso momento storico del passaggio dall’età tardo-romana a quella longobarda. E le aspettative ora si concentrano, come detto, sul misterioso xenodochio, eretto per decisione ducale nell’VIII secolo.
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