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Il Cda Snaidero boccia la vendita ai cinesi

Tutto da rifare per la ricerca di un solido partner finanziario, ma all’orizzonte si fa avanti un Fondo italiano

1 minuto di lettura

MAJANO. Il calcio è una cosa, la manifattura italiana un’altra. Abbiamo visto i cinesi mettere le mani sul Milan di Berlusconi, non li vedremo fare lo stesso con la Snaidero di Majano. Riunitosi all’interno del quartier generale dell’azienda di cucine componibili, il Consiglio di amministrazione ha bocciato l’opzione cinese. Il matrimonio non s’ha da fare, hanno sentenziato i consiglieri. E non si farà.

Non almeno con un partner del Far east, perché sul tavolo del board, scartata la prima opzione, ne resta un’altra. Fallita la scalata da parte dei cinesi scende in campo la finanza tricolore. In lizza per far proprio un pezzo (più o meno consistente) dell’azienda è ora un fondo italiano, chiamato a presentare la propria offerta a stretto giro. Snaidero dunque resta sul “mercato”.

Il brand aziendale è un simbolo del made in Italy nel mondo. Riconosciuto dagli investitori che si sono precipitati a Majano. Le incognite sul futuro dell’azienda dal punto di vista dell’assetto societario restano, ma una cosa è certa: il “no” ai cinesi pronunciato dal Cda è perentorio.

Un segnale chiaro mandato a dipendenti, fornitori e anche al mondo degli investitori. Attenti, per ragioni diverse, all’evolversi della trattativa: Snaidero è un marchio, una famiglia, un paese. Insieme da 70 anni, non senza attriti. A voler leggere tra le righe del no s’intuisce che l’operazione, necessaria per rimpinguare finanziariamente l’azienda e portare a termine il rilancio iniziato dal presidente Edi Snaidero, avverrà, se avverrà, nel rispetto della storia di quest’impresa, che è un presidio fondamentale, sia dal punto di vista economico che occupazionale. In questi ultimi giorni l’azienda si è trincerata nel silenzio.

L’invito all’unità lanciato da Dario Snaidero al fratello e presidente dell’azienda Edi è caduto nel vuoto. Salvo per uno stringato comunicato inviato dall’ufficio stampa di Milano l’azienda ha scelto il silenzio.

«La società e il presidente ingegner Edi Snaidero non intendono per ora rilasciare commenti in relazione all’intervista dell’ex consigliere Dario Snaidero». Poi più nulla. Fino a venerdì, quando il consiglio di amministrazione ha detto l’ultima parola sulla proposta di acquisizione avanzata dai cinesi. Un no che ha fatto tirare a molti un sospiro di sollievo.

Non ultimo ai fratelli. Roberto e Dario, entrambi fuori dal consiglio, ed Elvia, che invece del board fa parte. All’operazione guardavano con aperta ostilità. Pur convinti della necessità di un innesto di capitali, di risorse per far tornare a correre l’azienda fondata dai genitori, dopo l’ultimo periodo di difficoltà. Temevano che la nazionalità cinese del possibile partner potesse presto o tardi tradursi nello scadimento del prodotto, in un abbassamento della qualità che avrebbe tradito storia e sogno di famiglia.
 

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