All’Accademia della Crusca il viaggio nella cucina tipica friulana
Il progetto dello Stringher di Udine è stato pubblicato sul portale online. Un riconoscimento alla raccolta delle tradizioni locali, realizzato da più classi

UDINE. È piaciuto all’Accademia della Crusca il “Viaggio nelle parole della cucina friulana” intrapreso dagli studenti dello Stringher! Tanto da meritarsi la pubblicazione sul sito di Cruscascuola e da diventare notizia di rilievo nazionale per il Tg Scuola nello scorso 19 settembre.
Ma andiamo per gradi. Tutto comincia con l’adesione dell’Istituto udinese al Progetto promosso dall’Accademia della Crusca e dal Miur, dal titolo “La centralità dell’italiano per la formazione e la crescita dello studente”.
Così le insegnanti dello Stringher, le professoresse Doris Cutrino e Ornella Zennaro hanno inviato il progetto “Viaggio nelle parole della Cucina Friulana”, la proposta didattica pubblicata poi sul sito di Cruscascuola perché ritenuta tra i più significativi e originali pervenuti agli accademici.
Si tratta di un lavoro realizzato da studenti di diverse classi che, collaborando insieme, hanno svolto ricerche, condotto interviste e realizzato i piatti che sono stati presentati nel progetto.
Questo escursus storico letterario è molto interessante in quanto dà una panoramica sulle abitudini culinarie della nostra regione dal Medioevo al 1620, quando il mais fu introdotto per la prima volta in Friuli dando vita (nel vero senso della parola) alla tradizione della tanto amata polenta, sino ad oggi.
Il risultato dell’impegno del gruppo ha portato alla creazione di una raccolta delle tradizioni di un popolo conservatore e fiero delle proprie radici, costruite grazie al duro lavoro, alla passione e alla solidarietà della gente che ce l’ha sempre fatta con le proprie forze.
Molte sono le parole tipiche della cucina friulana del passato che sentiamo risuonare ancora oggi, come ad esempio: blave, formadi, brovade, curtis, pan di sorc e molte altre, per non parlare dei proverbi come “la fan e mude la fave in mandulis” (la fame muta le fave in mandorle) che si rifanno ad un epoca in cui il cibo era uno status symbol e un alimento considerato povero come le fave veniva paragonato ad un alimento delizioso come le mandorle, proprio a sottolinearne lo scarso apprezzamento.
Hanno avuto molta importanza nel progetto i piatti tipici friulani che sono stati realizzati dai ragazzi, tra i quali ricordiamo: l’intramontabile “Frico, ” considerato il piatto per eccellenza della tradizione friulana le cui ricette più antiche risalgono al XV secolo; la brovada e il musetto, immancabili durante le festività; la Pitina, un salume tipico della Val Tramontina a nord di Pordenone e, infine, i tipici dolcetti tradizionali del giorno dei defunti, “le favelis dai muarts”.
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