No all’election day, Fvg tentato dal 29 aprile
Con le Politiche il 4 marzo nessuna coincidenza con le Regionali. Urne aperte solo la domenica, tornata 2013 in due giorni
di Maura Delle Case
UDINE. In Fvg si voterà dopo le Politiche. L’election day non scalda i cuori della maggioranza di centrosinistra guidata da Debora Serracchiani, che è invece indirizzata verso una data oltre la scadenza del mandato. In ossequio, certo, al dettato dello Statuto di autonomia, ma anche come strategia. I sondaggi nazionali, da prendere con le pinze, certo, ma indicativi, danno il Pd in netto svantaggio rispetto al centrodestra e al M5s.
La coincidenza del voto nazionale e regionale, quindi, rischierebbe di trasferire ancor più voti al bacino degli avversari, penalizzando il Pd. Lasciando trascorrere un po’ di tempo tra Politiche e Regionali, invece, chissà, l’effetto trascinamento sarebbe smorzato. Quello, almeno, è l’auspicio dei democrats. Per la ragione opposta il centrodestra invoca l’election day.
Se il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dunque, confermerà le indiscrezioni di queste ore, che vogliono le Politiche fissate per il 4 marzo, l’election day sarebbe irrealizzabile. E le date invece sulle quali punta il centrosinistra dem per le Regionali sono il 29 aprile o il 6 maggio. Lo Statuto speciale fissa infatti in sei settimane la finestra utile per andare al voto: da quattro domeniche prima della scadenza naturale del mandato, che cade il 22 aprile 2018, e due dopo.
Quindi nella “finestra” dal 25 marzo al 6 maggio. Salvo – ma siamo nel campo delle supposizioni – dimissioni della presidente. Lo fece nel 2008 il governatore uscente Riccardo Illy, proprio per permettere che in Fvg si celebrassero nella stessa giornate le elezioni Politiche e Regionali.
Ma non ebbe fortuna. Ad avere la meglio fu infatti lo sfidante Renzo Tondo il cui centrodestra oggi invoca un altro election day a differenza del centrosinistra che anzi prende tempo, con l’intenzione – ufficialmente – di potere a termine l’attuazione delle complesse riforme messe in campo durante la legislatura.
La data del voto «è un argomento sul quale la giunta non ha ancora discusso – fa sapere l’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin a proposito della chiamata alle urne in Fvg – e non ha alcuna fretta di farlo. La legislatura scade il 22 aprile e la convocazione dei comizi va fatta 45 giorni prima. Abbiamo quindi tempo in abbondanza per decidere».
Quel che è certo è che si voterà in un solo giorno. Un inedito per le Regionali. Nel 2013, infatti, Serracchiani venne eletta alla presidenza della Regione dopo due giorni di urne aperte, il 21 e 22 aprile. Nel 2018, in ossequio alla previsione normativa, per la prima volta si voterà in uno solo. Domenica? Non è detto. In astratto potrebbe essere un giorno qualunque della settimana. Possibilità che è destinata però a restare tale, visto il già alto tasso di astensionismo quando la chiamata alle urne si svolge di domenica, in un giorno cioè non lavorativo.
Tornando al destino di Debora Serracchiani, l’eventuale elezione in Parlamento della presidente Fvg non dovrebbe impedirle di portare a termine il mandato, essendo prevista, l’opzione tra i due ruoli, in un tempo massimo di sessanta giorni. Un tempo – sempre considerando per buona l’ipotesi delle Politiche il 4 marzo – che potrebbe non bastare (per due giorni) se si andasse al voto il 6 maggio, rendendo quindi più appetibile la data del 29 aprile. Buona anche considerato che il calendario dei lavori del Consiglio regionale scadrà poco prima, con le ultime sedute fissate per il 17, 18 e 19 aprile.
Se non in tandem con le Politiche, il voto in Fvg sarà di certo abbinato alle amministrative. Si voterà cioè sia per il rinnovo dell’Assemblea regionale sia per quello di diversi Comuni. A confermarlo è lo stesso Panontin che parla di «election day amministrativo».
La finestra per le comunali va dal 15 aprile al 15 giugno ed è dunque parzialmente sovrapposta a quella utile al rinnovo del Consiglio di piazza Oberdan a Trieste. Al voto saranno chiamati i cittadini di 12 Comuni: sei in provincia di Udine, dalla città capoluogo – la sfida politicamente più avvincente – a Faedis, Forgaria nel Friuli, Martignacco, San Daniele del Friuli e San Giorgio di Nogaro; e sei in provincia di Pordenone dove le urne saranno aperte a Fiume Veneto, Polcenigo, San Giorgio della Richinvelda, Sequals, Spilimbergo e Zoppola.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori