«Norma applicata a discrezione»
Gemona critica la giunta: per noi e Montenars decisione differente
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GEMONA. «Il dispiacere per un’occasione che ritengo mancata c’è, ma il rispetto per la volontà popolare espressa dagli elettori alle urne viene prima. Ritengo per questo che il voto del consiglio regionale sia un errore». E’ l’opinione del sindaco di Gemona, Paolo Urbani, sull’istituzione dei Comuni di Fiumicello-Villa Vicentina e Treppo-Ligosullo votata ieri dall’aula di piazza Oberdan a Trieste.
Gemona, insieme a Montenars, il matrimonio l’aveva tentato un anno fa, con esito simile alle urne. «Gli elettori del mio comune si erano espressi a larga maggioranza per il sì, non altrettanto avevano fatto invece quelli di Montenars spingendo la giunta, nonostante il dettato normativo prevedesse espressamente la possibilità di procedere, a non andare avanti» ha ricordato ieri il sindaco convinto che sia «stato giusto così».
«La decisione è stata infatti coerente con il voto popolare, con i desiderata di una comunità che merita rispetto. Non si capiscono però le due misure. Perché la giunta non abbia fatto altrettanto nel caso di queste ultime due fusioni considerato che la situazione era la medesima». Chiamati alle urne il 6 novembre 2016, i cittadini di Gemona e Montenars si erano espressi in 2mila 679 per il sì, in appena 606 per il no. L’81,55% contro il 18,45%. Una vittoria netta del fronte a favore che alla giunta regionale non era bastata però a procedere formalizzando la nascita del nuovo Comune. Come detto, se il voto gemonese era stato netto, con il 76,60% di favorevoli, a Montenars aveva altrettanto nettamente prevalso il no, con il 68,61% dei voti contrari, spingendo il sindaco Claudio Sandruvi a chiedere il rispetto della volontà dei suoi concittadini. Appello accolto dalla giunta regionale che aveva quindi archiviato il progetto. Tutto bene, fino a ieri.
Dinnanzi a un altro copione il sindaco di Gemona va alla carica. «Il voto popolare nel singolo Comune dovrebbe essere sempre rispettato. Sennò cosa facciamo i referendum a fare? I casi di Villa Vicentina e Ligosullo dimostrano che la giunta regionale applica a sua discrezione la norma. Una legge che dopo questi ultimi casi si dimostra debole e inadeguata a supportare il non semplice, ma necessario, processo di aggregazione degli enti locali: cambiamola». (m.d.c.)
Gemona, insieme a Montenars, il matrimonio l’aveva tentato un anno fa, con esito simile alle urne. «Gli elettori del mio comune si erano espressi a larga maggioranza per il sì, non altrettanto avevano fatto invece quelli di Montenars spingendo la giunta, nonostante il dettato normativo prevedesse espressamente la possibilità di procedere, a non andare avanti» ha ricordato ieri il sindaco convinto che sia «stato giusto così».
«La decisione è stata infatti coerente con il voto popolare, con i desiderata di una comunità che merita rispetto. Non si capiscono però le due misure. Perché la giunta non abbia fatto altrettanto nel caso di queste ultime due fusioni considerato che la situazione era la medesima». Chiamati alle urne il 6 novembre 2016, i cittadini di Gemona e Montenars si erano espressi in 2mila 679 per il sì, in appena 606 per il no. L’81,55% contro il 18,45%. Una vittoria netta del fronte a favore che alla giunta regionale non era bastata però a procedere formalizzando la nascita del nuovo Comune. Come detto, se il voto gemonese era stato netto, con il 76,60% di favorevoli, a Montenars aveva altrettanto nettamente prevalso il no, con il 68,61% dei voti contrari, spingendo il sindaco Claudio Sandruvi a chiedere il rispetto della volontà dei suoi concittadini. Appello accolto dalla giunta regionale che aveva quindi archiviato il progetto. Tutto bene, fino a ieri.
Dinnanzi a un altro copione il sindaco di Gemona va alla carica. «Il voto popolare nel singolo Comune dovrebbe essere sempre rispettato. Sennò cosa facciamo i referendum a fare? I casi di Villa Vicentina e Ligosullo dimostrano che la giunta regionale applica a sua discrezione la norma. Una legge che dopo questi ultimi casi si dimostra debole e inadeguata a supportare il non semplice, ma necessario, processo di aggregazione degli enti locali: cambiamola». (m.d.c.)
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