Serracchiani scrive ai sindaci del Friuli: ecco come dovete comportarvi
Udine, il manuale delle buone maniere inviato agli amministratori. Dalle regole durante gli eventi al comportamento a tavola
di Elena Del Giudice
Fvg, il vademecum del buon sindaco: le regole della Serracchiani
UDINE. Nella valutazione che ha portato a offrire ai sindaci dei Comuni della regione «un agile strumento di conoscenza di alcune regole basiche del cerimoniale ha contribuito anche il fatto che spesso i Comuni si rivolgono all'ufficio del Cerimoniale della Regione per avere indicazioni in merito», indica la nota della Regione presieduta da Debora Serracchiani.
Con una precisazione: «Relativamente alle indicazioni riportate nel manuale, ve ne sono alcune, pertinenti alla buona educazione e all'igiene, che hanno dato adito a polemiche francamente eccessive e spesso strumentali, trattandosi di brevi inserti di poche righe su un corpus molto più ampio».
Il contenuto del vademucem. Il risotto si mangia con la forchetta. Lo sapevate? E che la minestra non si “tira su” (lo diceva anche la mia nonna contadina)? E che a tavola, prima di bere, ci si pulisce la bocca? E che non si parla mentre si mastica?
Ammesso che le regole base del galateo a tavola facciano parte del vostro bagaglio conoscitivo, potreste forse essere carenti su quelle dell’igiene personale...
E quindi vale la pena ricordare l’utilità di un buon uso quotidiano di acqua e sapone, quello moderato del profumo, la cura del proprio aspetto, compresi capelli, barba e baffi che dovranno essere ben curati.
Se siete un sindaco donna, l’invito e: misurate la gonna. Deve arrivare al ginocchio, non più su. E sandali vietati anche se d’estate. Passando ai colori del guardaroba, optate per il pastello riservando il tailleur nero alle cerimonie.
Non esagerate con i gioielli, e siate parche con il profumo. Se siete un sindaco uomo, l’invito alla sobrietà riguarda le cravatte, e ricordate: cravatta e pochette non devono mai avere la stessa fantasia.
Per quel che riguarda gli abiti, bene i completi sia grigi che blu e pure il gessato (ma a riga stretta); vietato il nero. Le camicie devono essere azzurre in tinta unita, o con una righina, per il giorno, mentre la camicia bianca è prerogativa della sera o dell’abito da cerimonia. E mi raccomando: niente calzini corti!
I capitoli riservati all’immagine, all’accoglienza, al cibo sono quelli che più si sono prestati all’ironia. In realtà il libretto dal titolo “Come fare quando...” di pagine ne ha ben 75 e molte di contenuto alquanto serio.
Lo ha invitato la presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, ai sindaci, accompagnandolo con una lettera nella quale lo presenta come «un vademecum sul Cerimoniale e il Protocollo in uso tra Enti territoriali, edito dall’Ancep, con l’auspicio che possa rappresentare un utile strumento di lavoro.
Sottostimare la forma – si legge ancora nella lettera – è spesso sinonimo di involontarie gaffes o incomprensioni a livello di istituzioni: conoscere il linguaggio del Cerimoniale risulta utile per organizzare cerimonie o incontri, come ogni amministratore ha fatto o si troverà a fare nel corso del proprio mandato. Questo agile volume, di facile consultazione, è pensato per aiutare a risolvere queste situazioni».
Ma sono tanti i capitoli in cui è suddivisa la pubblicazione. Fanno sapere dall’entourage della presidente Serracchiani che si parla diffusamente di accoglienza, bandiere, fascia tricolore, giuramento, lettere, messaggistica istituzionale, simboli, uffici. E si entra nel dettaglio fornendo agli amministratori, in particolare ai sindaci che sicuramente non hanno un ufficio dedicato al cerimoniale, in che modo si gestisce la rappresentanza.
Il manuale fornisce indicazioni su come comportarsi nel corso di eventi formali e istituzionali, spiega come accogliere un ministro, il presidente del Consiglio o quello della Repubblica, e in che modo ci si rivolge ad un interlocutore.
In sostanza ha l’ambizione di essere una sorta di “assistente” al quale fare ricorso prima di organizzare un evento, una cerimonia, una cena istituzionale, entrando nel dettaglio anche sul come si distribuiscono i posti a tavola riservando quelli “d’onore” agli ospiti più illustri.
Scivola - ed è questo l’aspetto meno gradito della pubblicazione - sulle norme di buona educazione e di galateo che sono patrimonio di chiunque.
Sono quelle che abbiamo citato all’inizio, sul come si sta a tavola, dall’utilizzo della forchetta e del coltello, a quello del tovagliolo. Spiega persino come appoggiare le posate per segnalare se quella in corso è una semplice pausa o se invece il pasto lo si è concluso o comunque non si intende proseguire nel consumare quel piatto. E se per caso avete dubbi: il dessert deve essere servito sempre prima della frutta.
In epoca di cavalleria quasi perduta, forse vale la pena ricordare che sono i signori che prima servono il vino alle signore e poi si servono per ultimi!
Ci sono ben precise modalità con cui si saluta un ospite - soprattutto se siete un sindaco -, perché «la regola dell’ospitalità - si legge nel libro - è una delle regole più importanti del cerimoniale. Saper accogliere e intrattenere in modo dignitoso e rispettoso un qualsivoglia ospite ha sicuramente risvolti positivi.
In più è bene sapere che ci sono precise posizioni e azioni da assumere e compiere per rispecchiare anche in senso fisico quelle differenze di sostanza che sempre ci sono e che riguardano gerarchie, potere, vicinanza o lontananza di intenti e sentimenti di più o meno amicizia».
Per cui, più importante è l’ospite che si riceve più il padrone di casa “si scomoda” allontanandosi dalla propria scrivania per andargli incontro. Ma attenzione a rispettare la regole.
Si accoglie l’ospite «sulla porta dell’ufficio se è di grado gerarchicamente inferiore, al piano o in cima alle scale o alla porta dell’ascensore, se è pari grado, al portone dell’edificio se è di grado superiore. Al termine dell’incontro - ricorda il cerimoniale - lo si riaccompagnerà parimenti.
Accogliere al portone o riaccompagnare un ospite di rango inferiore è un atto di estrema cortesia che il padrone di casa può compiere in particolari circostanze, ma è bene - avverte il manuale - che non diventi una indiscriminata tradizione che rischia di ledere il prestigio dell’autorità ospitante».
Ovviamente è sempre il subalterno che saluta per primo, dunque il sindaco è tenuto a salutare per primo solo le autorità di grado superiore. Si saluta con buongiorno o buonasera seguito dall’appellativo dell’ospite, presidente, avvocato, signora... e ci si commiata con un semplice arrivederci oppure con un augurio di buona giornata. Vietatissimo il “Salve”!
Potrebbe essere interessante, infine, allenarsi sulla stretta di mano, facendo attenzione anche all’estetica della mano. In materia anche chi nulla sa di galateo o buone maniere, vi dirà qual è il genere di stretta di mano che preferisce e quale quella che detesta.
In verità non serve un manuale per ammettere che una mano sudaticcia e “molliccia” non piace a nessuno. Così come non piace chi la trattiene tra le sue se non è un amico di lunga data o un parente o una persona cara.
Quindi sì ai suggerimenti del manuale: una stretta asciutta e decisa che non duri per più di tre secondi. Meglio se la mano è pulita e curata e se il suo proprietario non si rosicchia le unghie.
I sindaci: "Spreco di denaro pubblico. La distribuzione alle amministrazioni comunali di un volumetto contenente consigli pratici sul cerimoniale, edito a livello nazionale dall'Ancep (Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici) ha sollevato proteste in Friuli Venezia Giulia, dove alcuni sindaci hanno criticato direttamente la presidente, Debora Serracchiani, accusandola di aver «sprecato» denaro pubblico e di voler «insegnare le buone maniere» ai politici locali. Il primo a sollevare la polemica, su Twitter, è stato Pierluigi Molinaro, primo cittadino di centrodestra del piccolo comune di Forgaria nel Friuli (Udine), che ha accusato l'amministrazione regionale di voler insegnare «come ci si deve vestire, come ci si deve lavare, tutti in fila per due e a capo chino», e chiedendo «chi paga» il libretto.
In realtà, come hanno riferito fonti della Regione, si tratta di un vademecum prodotto e stampato a livello nazionale dall'Ancep, associazione che raccoglie 150 professionisti della Pubblica Amministrazione e di realtà imprenditoriali private che si occupano di cerimoniale e di rappresentanza istituzionale, anche attraverso incontri e corsi di formazione per gli enti locali.
Molti i consigli puntuali, tra cui anche un 'galateò del comportamento a tavola durante pranzi ufficiali, consigli sui vestiti, oltre alle norme di comportamento in cerimonie ed eventi pubblici.
L'unico contributo della presidente Serracchiani è una lettera di accompagnamento al volumetto, definito «utile strumento di lavoro».
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