Due anni senza Giulio, sull'omicidio Regeni la verità è ancora lontana

Il ricercatore friulano fu rapito alle 19.41 del 25 gennaio del 2016 a El Dokki. In questi 24 mesi il giovane è diventato simbolo dei diritti umani negati. L’ennesima doccia gelata: la Procura generale del Cairo ha detto che è falsa l’ultima informativa anonima arrivata ai media
Due anni senza Giulio. Di lui si persero le tracce alle 19.41 di quel 25 gennaio 2016, vicino a una stazione della metropolitana del Cairo, nel quartiere di El Dokki dove abitava.
L'omicidio
Ma quella sera che un giovane ricercatore friulano era sparito nella capitale egiziana lo sapevano solo i suoi aguzzini. Gli stessi che lo avrebbero torturato e infine ucciso, facendolo ritrovare sul ciglio di una superstrada, il 3 febbraio, durante la visita di una delegazione economica italiana di alto livello con la ministra Federica Guidi.
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La storia di Regeni, in tutta la sua drammaticità, rimbalzò sui giornali italiani e del mondo intero, una domenica pomeriggio, quando un primo dispaccio dell’Ansa, annunciò che un ragazzo italiano, in Egitto per una ricerca per conto dell’Università di Cambridge, non si trovava più e che i suoi amici, i suoi familiari e l’Ambasciata stavano facendo di tutto per ritrovarlo.
Manca la verità
In questi lunghissimi 24 mesi si sono scritti fiumi di parole sul caso. Ma nonostante la tenacia dei genitori di Giulio, mamma Paola e papà Claudio, l’inchiesta della Procura di Roma, il ritiro dell’Ambasciatore italiano dal Cairo per un anno e mezzo, depistaggi e false verità da parte delle autorità egiziane, i silenzi dei professori di Cambridge, migliaia e migliaia di manifestazioni in ricordo di Giulio in ogni angolo del pianeta, le fiaccolate, gli striscioni gialli, le pressioni internazionali, una verità sul perchè delle orribili torture e della morte di Regeni non ci sono ancora.
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Una verità che anche oggi, giovedì 25 gennaio, anniversario della scomparsa, tutti chiederanno a gran voce. L’attenzione mediatica sulla vicenda, che ha investito come un ciclone il Friuli Venezia Giulia, perchè Giulio abitava a Fiumicello e aveva studiato a Trieste, non è mai venuta meno.
Troppi depistaggi
Ed è questa la forza che tiene viva la fiammella di poter arrivare, chissà un giorno, alla verità. Perchè anche negli ultimi giorni i professionisti del depistaggio si sono messi all’opera. Un anonimo ha fatto sapere, con alcuni dettagli inquietanti, di come Regeni fu consegnato ai Servizi di Al Sisi, “passato” quasi fosse un pacco, dall’intelligence civile a quella militare.
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I pm di Roma volevano sapere dai colleghi egiziani che quel verbale fosse autentico, mercoledì 24 gennaio è arrivata la risposta: è falso.
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«La Procura di Roma - si legge in una nota ufficiale - conferma di avere ricevuto dalla Procura generale d’Egitto una comunicazione nella quale si afferma che dalle indagini è stata accertata al di là di ogni dubbio la falsità della lettera apparsa su alcuni organi di stampa.
Falsità sia in termini di forma - prosegue la comunicazione recapitata a piazzale Clodio - che di contenuto. Ritenuta pertanto la completa falsità della lettera è stato deciso di ignorarla e di non considerarla una prova nelle indagini».
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Gli egiziani rincarano la dose e avvertono: «Notizie false danneggiano la collaborazione». È con «un grande rammarico che la Procura generale ha seguito le notizie veicolate da mass media italiani e da altri, come alcuni siti di socializzazione», i quali hanno diffuso «le false informazioni su questa presunta lettera», «senza comunicare con la Procura generale per accertarne la veridicità», continua la nota prima di lanciare l’avvertimento sui possibili danni per la cooperazione giudiziaria con la Procura di Roma.
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«La Procura generale (egiziana) esorta tutti i media, scritti ed audiovisivi, a dar prova della più grande precisione prima di pubblicare qualsiasi notizia in grado di istigare l’opinione (pubblica) generale e di violare il carattere segreto delle indagini previsto dal Codice penale», conclude il comunicato ricordando che il caso Regeni «è sempre oggetto d’inchiesta da parte della Procura generale».
Insomma l’ennesima doccia gelata in questa intricata storia. Che si aggiunge alle indiscrezioni che indicano come la tutor di Regeni impose al suo studente di affidarsi a un’attivista, secondo quanto riporta il quotidiano “La Stampa”.
Circostanza che la professoressa di Cambridge Maha Abdel Rahman ha smentito dell’ambito dell’interrogatorio del 9 gennaio scorso, davanti al Pm Sergio Colaiocco. Mille ombre dunque a due anni dalla tragica scomparsa.
Ma mercoledì è stato il Parlamento europeo a tenere alti i riflettori sulla ricerca di verità per Giulio, oggi le manifestazioni che si svolgeranno un po’ in tutto il Paese, la più importante delle quali a Fiumicello, paesino della Bassa friulana della famiglia Regeni, dove il corpo martoriato del brillante ricercatore è stato seppellito, in un grigio pomeriggio di due anni fa, dopo il funerale al quale parteciparono migiaia di persone.
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