UDINE. Non ci sono i visitors a imporre un candidato che nessuno vuole, ma la sensazione d’essere stato usato per Renzo Tondo è la stessa.
Nel 2003, quando l’allora Casa delle Libertà volle la candidatura alla presidenza della Regione di Alessandra Guerra, ragioni di coalizione gettarono via l’ipotesi Tondo, reclamato dal popolo al grido «o Tondo o Austria».
L’ex governatore non ce la fece ma nessuno emigrò. Dopo mesi di tira e molla, dopo essersi messo a disposizione e aver cullato il sogno della rivincita sulle Regionali del 2013, venerdì sembrava fatta.
Un comunicato ufficiale da Roma di Forza Italia dava il via libera a Tondo. Una reazione, forse scomposta, si dirà più tardi, alle parole di poche ore prima di Massimiliano Fedriga che affermando «sento il dovere di mettermi a disposizione della mia terra», voleva dare una scossa.E allora Tondo sia, avevano giurato da palazzo Grazioli, con tanto di simbolo pronto con Berlusconi per Renzo Tondo e una telefonata del Cavaliere a rassicurare il candidato. Ma qualcosa si è rotto.
O forse quella di Forza Italia è stata davvero la strategia perfetta, per portare la Lega a trattare di affari ben più cari a Silvio Berlusconi, come la presidenza del Senato. Oggi il sospetto viene, oggi che Tondo non è più a caccia della presidenza della Regione per il centrodestra.
Mercoledì 21 marzo l’ex governatore fa l’ultimo tentativo, estremo. Convoca i cronisti e spiega che no, un passo indietro lui non lo farà. Ma le parole di Tondo servono soprattutto perché Autonomia responsabile (la sua lista civica) è più debole senza il traino del capo candidato alla prima poltrona del Fvg.
E allora Tondo fa sapere che resta fedele al centrodestra, quel centrodestra che il 4 marzo gli ha permesso di diventare deputato. E che se sarà Fedriga il designato, lui sosterrà Fedriga.
È quasi una profezia che si autoavvera, perché alle 15.30 diventa ufficiale la candidatura del leghista. Per Tondo non c’è più l’onore di una telefonata di Berlusconi, ma quella di Renato Brunetta. «Sì mi ha chiamato lui – conferma Tondo –, esprimendomi il suo dispiacere. Gli ho risposto: «Mi avete usato anche questa volta, come 15 anni fa con Guerra».
Ha replicato che non è così e che mi spiegherà tutto. Ho salutato Brunetta dicendogli: «Sorrisi e canzoni», ironicamente. Forse erano convinti che fossi davvero io la soluzione, ma anche a livello locale mi sono sentito usato. La mia lealtà è tale che me ne faccio una ragione, sono serenissimo».
Tondo giovedì 22 e venerdì 23 marzo sarà a Roma per l’insediamento. Nel frattempo ha delegato Giulia Manzan a presentare le liste di Autonomia responsabile, nelle quali Tondo sarà candidato, come capolista a Tolmezzo, Pordenone e Trieste.
Così il carnico prova a dare slancio alla sua creatura. «Faremo liste fortissime e non vogliamo certo essere la civica del presidente», giura Tondo.
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