Dall’asta per la bandiera ai fondi da assegnare: ecco l'attività degli ex consiglieri
La pagella degli eletti nel quinquennio che sta per finire. A Ziberna e Piccin il record di interrogazioni, Violino usa l’ironia

UDINE. La cintura di Primo Carnera. La quarta asta per esporre la bandiera del Friuli. I criteri per distribuire contributi, indifferente a chi. I consiglieri regionali – non proprio tutti – si sono affannati anni per dare aiuto concreto alle proprie comunità e per fendere le altrui alleanze. O, semplicemente, per lasciare un segno. E lo hanno fatto con gli strumenti a loro disposizione, pagine e pagine per scrivere mozioni o petizioni, per tratteggiare disegni di legge, per incalzare la giunta e il Governo.
Esistesse un virtuale podio di chi ha più lavorato, Rodolfo Ziberna sbancherebbe chiunque. I rappresentanti di Forza Italia, il suo partito, non hanno lesinato critiche e impegno, tanto che dietro Ziberna si piazzano Mara Piccin e Riccardo Riccardi (capogruppo). Se la gara, invece, si giocasse su ironia e sensibilità Claudio Violino starebbe una spanna sopra.
Ziberna non ha rivali. Rimasto in carica fino al 27 giugno 2017, poi eletto sindaco di Gorizia, l’azzurro ha presentato 346 documenti. In 1506 giorni il goriziano ha depositato più di quattro sollecitazioni al giorno. Festivi compresi. E quelle sono solamente le interrogazioni a risposta orale, cui aggiungere – per gli amanti dei numeri – tutte le altre prove scritte del suo lavoro. Stachanov era un dilettante. Gli argomenti? I più diversi. Molte richieste sono venute sui servizi sanitari nell’Isontino, come quella che creò una bufera attorno al fatto che in alcuni ospedali della regione non venivano fornite bottigliette d’acqua fuori dai pasti. Datata febbraio 2016, invece, quella in cui Ziberna denunciava «l’inferno dantesco durante l’attesa e un far-west delle prove» – l’enfasi è il suo leitmotiv – del 26 gennaio a Trieste, durante la preselezione del concorsone per 173 posti da infermiere. Interrogazioni a favore dei dipendenti regionali su telelavoro e buoni pasto o su presunti abusi del Pd hanno tenuto alto il ritmo in Consiglio. L’ex presidente Debora Serracchiani è stata – per chiunque – il bersaglio favorito. Ziberna ha chiesto lumi sul dono dell’ubiquità di Serracchiani durante una missione istituzionale a New York – «Serracchiani è a un passo dalla beatificazione?», chiese. E fu lui a coniare la definizione «presidente millemiglia», per i diversi viaggi sulla rotta Trieste-Roma.
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Di Violino, invece, resteranno pezzi memorabili. Come la richiesta, reiterata e mai accolta, del quarto palo nella sede della Regione di Udine, per esporre l’Aquila del Friuli in occasione della Fieste de Patrie. Il friulano è il suo must. Violino ha pizzicato nel 2017 il presidente del Corecom Fvg, Giovanni Marzini, triestino, a snobbare la marilenghe. Gli ha ricordato che il computer in lingua friulana è ordenadôr. «Ma dev’essere un dilemma per Marzini che – scrisse l’ex padano – pare abbia affermato: «Sulle trasmissioni in friulano ho delle perplessità. Perché ci sono 7 diversi idiomi friulani e non si saprebbe quale usare e per problemi di terminologia, perché, per esempio, come si dice computer in friulano?». Marzini l’avesse chiesto a Violino non avrebbe avuto tentennamenti. È sua anche l’interrogazione che, nell’ottobre 2017, constatando l’apertura all’accoglienza dimostra dal Friuli, chiese «la possibilità di accogliere anche l’ex presidente catalano Puidgemont e i suoi ministri nella caserma Cavarzerani».
Piccin invece ha il record di odg – ben 238 – su ogni argomento possibile. Chiese l’azzurra di fare pressing sul Coni nazionale per reperire i fondi necessari a mantenere in Fvg la cintura di Primo Carnera. Una scommessa ideata dal forzista Elio De Anna. Piccin ha invece ritirato la richiesta, nel 2015, di ottenere dal Governo la possibilità di appiccicare sulle targhe di auto e moto lo stemma della Regione.
Corpose anche le attività di Luca Ciriani (Fdi) e Roberto Novelli (Fi), oggi onorevoli. È stato l’esponete di Fratelli d’Italia sollevare il caso dello spettacolo gender al Verdi di Pordenone, mentre Novelli si è dedicato alla sanità e a denunciare i nodi della riforma, come la mancanza di infermieri. Ma, da buon cividalese, l’azzurro si è battuto anche per tutela e promozione delle zone d’origine della gubana. Riccardi invece si è distinto soprattutto per le mozioni – 115 – dal futuro di Autovie Venete al patto Padoan-Serracchiani, fino a essere in prima fila per chiedere l’election day, bocciato dalla giunta.
La maggior attività tra i grillini è stata quella della capogruppo Elena Bianchi. Il M5s ha portato avanti battaglie su Mediocredito, sostegno al reddito e sanità. Di Bianchi resta negli archivi l’interrogazione del 2016 sul nuovo sistema di buoni pasti per i dipendenti, sistema “gratta e vinci” disse Bianchi, per descrivere il meccanismo aleatorio.
Nel Pd, dopo essere diventato capogruppo al posto di Cristiano Shaurli, Diego Moretti ha cercato di tenere serrate le fila sui due grandi temi della legislatura, Uti e sanità. Ma i dem hanno anche profuso impegno nel campo dei diritti e del welfare. A volte anche con eccesso di zelo. Come nel caso della nuova legge regionale, approvata nel settembre 2017 e promulgata, per riconoscere il valore della cultura ludica e promuove il diritto al gioco. Una legge snella, nove articoli, con una dotazione finanziaria (per concedere contributi) da 480 mila euro spalmati su due anni, 2018 e 2019. Ma il Pd è anche la forza politica che ha portato avanti le leggi su sostegno al reddito, invecchiamento attivo (norma voluta da Renata Bagatin) o, per cambiare argomento, tutela delle birre made in Friuli. Non è andato benissimo agli orali Armando Zecchinon (Pd) – la sua voce si è sentita di rado –, meglio invece nello scritto. Un’interpellanza a sua firma del 2016 chiedeva lumi sulla coltivazione dei tartufi in regione. Non evasa. Al suo fianco, nonostante alti e bassi, il Pd ha sempre trovato i Cittadini, civica che ha alzato le barricate sulle Uti. Il capogruppo Pietro Paviotti, da ex sindaco, si è occupato di aiuti pratici ai municipi, dal personale alle risorse. Ma anche ai cori, facendo approvare nel luglio 2014 un odg che impegnasse la giunta a distribuire le risorse ai gruppi corali del Fvg attribuendo «un peso rilevante ai cori che abbiano raggiunto livelli di eccellenza rappresentando la nostra cultura a livello nazionale e internazionale».
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