Parrocchie accorpate e preti in pensione
Il piano della Curia sia nel Goriziano sia nel Monfalconese. Pochi sacerdoti, chiesto un passo indietro agli ultra 75enni

Un’ampia ristrutturazione delle parrocchie della diocesi potrebbe partire dal prossimo autunno e riguarderebbe in particolare le due città di Gorizia e Monfalcone. Verranno create le Collaborazioni pastorali con l’accorpamento di diverse parrocchie, che giuridicamente continuerebbero a esistere.
Il progetto, che sarebbe in un primo momento sperimentale, è stato annunciato dall’arcivescovo Carlo Redaelli all’assemblea diocesana svoltasi nei giorni scorsi a Monfalcone. In tale sede, oltre ad annunciare che durante la Quaresima del 2019 effettuerà una visita pastorale alle comunità della diocesi, il vescovo ha anche comunicato di aver chiesto ai parroci con più di 75 anni di rassegnare le dimissioni e ai sacerdoti quarantenni di assumersi nuove responsabilità. Questo per poter riorganizzare le Collaborazioni pastorali, che avrebbero come responsabili nuovi parroci.
E veniamo ai possibili accorpamenti delle parrocchie. A Gorizia, dove sono attive 12 parrocchie, a quanto si è appreso, verrebbero unite in una stessa Collaborazione pastorale le parrocchie del Duomo, Sant’Ignazio, San Rocco e Sant’Anna; la parrocchia della Campagnuzza si aggregherebbe a quelle del Sacro Cuore e San Giusto; quella di via Montesanto (SS Regina Maria Assunta) si unirebbe a quelle gestite dai Salesiani (Straccis, Piazzutta e Ponte del Torrione). Le parrocchie slovene (Sant’Andrea, Piedimonte, San Giovanni e Piuma-San Mauro) formerebbero un’unica entità pastorale. La parrocchia della Madonnina continuerà a essere accorpata a Lucinico e Mossa.
Se l’invito del vescovo alle dimissioni dei parroci anziani venisse accolto, decadrebbero dai loro incarichi monsignor Ruggero Dipiazza (parroco di San Rocco), don Diego Bertogna (Sant’Anna) e don Sergio Ambrosi (Sacro Cuore).
A Monfalcone delle cinque parrocchie esistenti quattro formerebbero un’unica entità pastorale: si tratta di Sant’Ambrogio (Duomo), San Nicolò, Marcelliana e SS. Redentore (via Romana); la parrocchia di San Giuseppe verrebbe invece accorpata a quella di Staranzano.
Per quanto riguarda il resto della diocesi, non sono esclusi accorpamenti, alcuni dei quali già effettuati negli scorsi per la carenza di sacerdoti. L’obiettivo finale del vescovo è di passare dalle attuali 80 parrocchie a 28-30 Zone o Collaborazioni pastorali. Esistono già una collaborazione pastorale tra Cormons, Brazzano, Borgnano e Dolegna del Collio, tra Gradisca e Farra. Don Federico Basso è titolare di ben cinque parrocchie: Aiello, San Vito al Torre, Joannis, Chiopris-Viscone e Medea.
Questo riordino, dettato principalmente dalla mancanza di sacerdoti (sono una quarantina quelli in cura d’anime), è stato oggetto in queste ultime settimane di diversi incontri che monsignor Redaelli ha avuto con i sacerdoti, ma non mancano perplessità tra il clero non tanto per l’esigenza di accorpare le parrocchie quanto per le modalità. Molti dubbi infatti serpeggiano a Monfalcone per la ripartizione delle parrocchie. Ma certamente, anche a Gorizia, i vari accorpamenti potrebbero suscitare non pochi malumori non solo tra io preti ma anche tra i fedeli, che si vedrebbero di colpo ridimensionate figure storiche quali monsignor Dipiazza e don Ambrosi. Sacerdoti che, per quanto ci è dato sapere, continuerebbero comunque a svolgere il loro servizio ministeriale nelle loro parrocchie, ma con al vertice un nuovo parroco.
E anche queste nomine potrebbero lasciare il segno tra i fedeli, che normalmente non accolgono con favore il trasferimento dei parroci, soprattutto se hanno operato bene. Notizie più certe si conosceranno probabilmente entro questo mese quando il vescovo potrebbe sciogliere le sue riserve e procedere alla formazione delle nuove Collaborazioni pastorali e alla nomina dei nuovi parroci. Ciò potrebbe comportare anche un giro di valzer di sacerdoti che coinvolgeranno altre parrocchie della diocesi.
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