Fedriga a Pontida: "Mai patrocinio al pride, si al family day". Irritazione dagli alleati, Rosato: un passo indietro
Il governatore: i bimbi hanno diritto a una madre e un padre, il resto è egoismo. «La Lega si è evoluta e risponde alle esigenze della gente a partire dall’Europa»
Anna Buttazzoni
UDINE. Sale sul palco, accanto al leader (e amico) Matteo Salvini e alla folla di Pontida ripete i cavalli di battaglia leghisti. A partire dalla famiglia naturale. Il governatore Massimiliano Fedriga sfodera il piglio severo. «Mi batterò sempre per garantire a chiunque di vivere come crede, ciascuno con le proprie preferenze affettive. Ma le battaglie di libertà degli adulti – afferma Fedriga – non possono comprimere la libertà dei bambini che hanno diritto a una papà e a una mamma. I casi della vita possono portare a perdere i genitori, ma decidere prima che una vita nasca che quella vita non avrà una delle due figure di riferimento è un fatto di egoismo puro, che nega i diritti dei più deboli, i bimbi».
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Fedriga ribadisce il no alle adozioni gay e «anche all’utero in affitto che utilizza la donna come un oggetto e compra il bimbo come un prodotto». Nulla da fare alla replica sui diritti gay. «Non è un diritto avere dei figli, può essere un buon desiderio, ma non un diritto», chiude Fedriga. Che scende dal palco e parla di «grande entusiasmo, più coinvolgimento». Perché «la Lega si è evoluta. Noi – dice Fedriga – difendiamo la nostra gente, per cambiare l’Europa e le politiche sui migranti, l’economia e il lavoro».
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Imbarazzo e irritazione dagli alleati
Un passo indietro, che non sorprende, ma che mette a rischio anche i diritti sociali. È il Pd a reagire alle parole pronunciate a Pontida dal governatore Massimiliano Fedriga sulla difesa della famiglia naturale, contro le adozioni gay.
Tra i forzisti il più critico è il consigliere regionale Piero Camber che su Facebook ha scritto: «Oggi la Lega Nord è a Pontida. Gli aderenti del Nord in verde, gli altri in blu. Guardavo lo Statuto: tuttora è Lega Nord per l’indipendenza della Padania. A quando le necessarie, opportune modifiche chiarificatrici?». La coordinatrice regionale di Fi, Sandra Savino, non si sorprende «perché a Pontida si fanno comizi. Ma questo gridare in Europa non ha portato a risultati – aggiunge Savino –, come dimostra quanto poco ha ottenuto il premier Giuseppe Conte nell’ultimo vertice di Bruxelles».
Perplessità su gay e immigrati anche dagli alleati di Governo del M5s. Andrea Ussai, consigliere Fvg grillino, invita la Lega a rifarsi al contratto di Governo e chiede più chiarezza sui migranti e lotte a tutte le discriminazioni, anche quelle omofobiche.
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«Nessuna sorpresa, solo un’amara conferma: il Friuli Venezia Giulia si allinea all’indietro sul fronte dei diritti, e adesso tocca ai gay», commenta il vicepresidente della Camera, il dem Ettore Rosato. «Oggi Fedriga assieme alle conquiste partite da qui con Loris Fortuna o con Eluana Englaro, avrebbe anche potuto ricordare che si celebrano i 40 della legge Basaglia, ma ci ha pensato Salvini a mettere in discussione anche questo traguardo. Quando – aggiunge Rosato – i diritti individuali e delle minoranze cominciano a essere poco importanti o irrilevanti o calpestabili, sono a rischio anche quelli sociali. La persona è la prima misura del diritto perché il singolo è il più indifeso. È un periodo molto grigio».
L’ex presidente Fvg, ora deputata dem Debora Serracchiani, attacca il leader della Lega, e vicepremier, Matteo Salvini. «Pontida non è ancora Norimberga ma può diventarlo, se la Lega prosegue sul crinale del nazionalismo, del conflitto con l’Europa, col resto del mondo e anche con noi stessi. Un leader che proclama “nulla ci è vietato” , che chiama la folla ai giuramenti, spalanca le porte ad avventure ignote. Ringraziamo Salvini perché – continua Serracchiani – si limita a voler governare l’Italia solo per i prossimi 30 anni e non, bontà sua, per i mille anni previsti da un altro capo per un’altra nazione.
Siamo noi a dirgli “giù le mani dalle nostre tradizioni e dalla nostra cultura”, che non sono quelle di un chiuso borgo medievale ma quelle della luce dell’umanesimo, del cristianesimo solidale e senza spada, della pluralità e della tolleranza. Il programma di Salvini di far cadere il muro di Bruxelles dice più di quel che appare: significa rialzare i confini, introdurre protezionismi commerciale e limitazioni alla libertà di spostamento. Significa – aggiunge Serracchiani – creare i presupposti per una politica ostile e aggressiva, che l’Italia ha sempre pagato cara».
Per Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, le parole di Fedriga sono «un ritorno alla barbarie».
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