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Le cimici divorano il mais: danni per 20 milioni di euro

In Friuli sono andati persi 6 milioni di quintali, a rischio anche le semine del 2019. Il presidente di Copagri: «Rovinano le piantagioni provocando contaminazione»

Francesca Artico
2 minuti di lettura

La cimice verde (Palomena prasina) sta devastando le coltivazioni di mais. E per colpa sua andranno persi circa 6 milioni di quintali in Friuli, la gran parte nella Bassa friulana. Una perdita stimata in circa 20 milioni di euro, considerando che andrà a intaccare anche le semine per il 2019.

A denunciarlo è il presidente di Copagri Fvg, Valentino Targato, «seriamente preoccupato» da un fenomeno che sta colpendo gli agricoltori friulani, soprattutto per le prospettive negative che questa situazione implicherà anche sul seminato del prossimo anno. «Sono in dubbio 100 mila ettari di cereali per il 2019 – avverte Targato -. Vanno trovate delle soluzioni in tempi rapidi per il mais, soprattutto per quanto riguarda la cimice, che sta devastando le colture, togliendo reddito a ogni azienda agricola. Non possiamo assistere a questa drammatica situazione senza far nulla».

Un pericoloso declino per l’ “oro giallo” (come viene chiamato il mais) in Friuli e nella Bassa friulana. «Il mais, nella storia contadina, è sempre stato un prodotto molto redditizio, con un prezzo e una resa molto stabile che gli è valso il soprannome, appunto, di oro giallo proprio perché come l’oro era diventato una sorta di bene rifugio per l’agricoltura. Negli anni Ottanta e Novanta la stabilità delle 30-35 mila lire al quintale ha garantito a moltissime famiglie di vivere coltivando i campi, ma anche a molte altre famiglie di avere un “secondo reddito”. Poi, negli anni 2000, di pari passo con l’introduzione della moneta unica c’è stato l’inizio della crisi, innescata da una serie di fattori: l’aumento dei costi di gestione, la diabrotica (l’insetto del mais, ndr), la complessiva riduzione della superficie coltivata che ha incentivato l’importazione di prodotto dall’est. Questo ha portato il mais alla situazione attuale».

A quantificare i danni sono anche i primi dati dei centri cerealicoli, dai quali si evince come anche quest’anno il prezzo del mais oscilli tra i 14 e 16 euro al quintale, con un utile per il produttore di circa 1,50–2 euro al quintale (ma solo se il raccolto è sano). In Friuli e nella Bassa friulana, infatti, produrre un quintale di mais costa circa 12 euro. Questo senza contare altri possibili problemi che derivano da fattori esterni: uno su tutti, appunto, la cimice, che sta attaccando le pannocchie bucandone i grani, che diventano quindi irrecuperabili facendo perdere 3-4 euro al quintale: non di utili, ma di risorse da reinvestire. Oltre alla soia, infatti, la cimice attacca e rovina le piantagioni di mais, provocando contaminazione da micotossine.

Soluzioni? Secondo il presidente di Copagri Fvg, «la strada da percorrere è quella del ritorno a varietà di mais antiche, che puntino a più qualità rispetto alla quantità. In Friuli ci sono già 200-300 ettari dove si coltivano queste varietà, il cinquantino rosso di Codroipo. Ritengo che una soluzione sia quella di istituire un tavolo specifico sui cereali, assieme a centri di raccolta, associazioni di categoria, istituzioni e, perché no, l’università».

Secondo i dati Copagri in Friuli, ma soprattutto nella Bassa friulana, seminati a mais sono complessivamente 45 mila ettari di terreno che producono 150–160 quintali per ettaro, pari a 7,2 milioni di mais raccolto, ma che quest’anno in gran parte non sarà di qualità, con inevitabili conseguenze economiche per il produttore. 

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