«La giustizia è ancora distante dalla Costituzione»
L’amministrazione della giustizia, almeno per quanto riguarda l’espiazione della pena, è ancora distante dallo spirito e dalla lettera della Costituzione e rischia di allontanarsene sempre di più. Lo...
L’amministrazione della giustizia, almeno per quanto riguarda l’espiazione della pena, è ancora distante dallo spirito e dalla lettera della Costituzione e rischia di allontanarsene sempre di più. Lo ha affermato il presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex ministro di Grazia e giustizia, Giovanni Maria Flick, in sala Ajace durante la giornata conclusiva de “La voce del silenzio”, primo premio letterario nazionale Maurizio Battistutta, riservato alle persone detenute, organizzato dall’Associazione Icaro – Volontariato e giustizia.
Presentato da Franco Corleone che proprio con lui ministro, è stato sottosegretario alla Giustizia e che oggi è garante dei carcerati per la Regione Toscana, Flick ha sottolineato l’importanza della Costituzione come bussola per orientarsi tra i valori fondamentali della convivenza, com’è specificato nell’articolo 27, «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» e che, quindi, «una giustizia che non tiene conto della pietà, della solidarietà e dell’uguaglianza non è vera giustizia».
Flick ha quindi messo in rilievo quelli che ha definito «i quattro paradossi delle carceri», riferendosi all’ergastolo, illegittimo perché “per sempre” e quindi opposto a qualunque concetto di riabilitazione, ma reso legittimo dalla possibilità della cosiddetta “liberazione anticipata”; alla pena che è quasi sempre soltanto detentiva e non riabilitativa; alla pena di morte esclusa per legge, ma negli istituti di pena si continua a morire per violenza tra detenuti, per droga, per malasanità e per suicidio: oltre 50 quest’anno; alla custodia cautelare utilizzata quasi come «tranquillante sociale», ma che in realtà si tramuta in una pena anticipata senza processo.
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