Un mese dopo l'alluvione, la corsa verso la normalità
Il vicedirettore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini: a quattro settimane dal violento nubifragio che ha causato danni per 615 milioni nella zona montana del Friuli, dalla Carnia al Pordenonese, abbiamo voluto accendere un faro e abbozzare un primo bilancio di quale sia la situazione
Paolo Mosanghini
UDINE. Non è piangendosi addosso che le cose si sistemano. Un mese dall’alluvione, ce ne vorrà ancora di tempo per ritornare alla normalità. Ma i cantieri vanno avanti.
A quattro settimane dal violento nubifragio che ha causato danni per 615 milioni nella zona montana del Friuli, dalla Carnia al Pordenonese, abbiamo voluto accendere un faro e abbozzare un primo bilancio di quale sia la situazione.
Non i soliti luoghi comuni dei friulani che fanno senza alcun bisogno degli altri, non solo l’abusato “fasin di bessoi”, piuttosto un modo per evidenziare la capacità di lavorare con coraggio.
In queste settimana abbiamo raccontato, giorno dopo giorno, come nei paesi martoriati stesse procedendo la vita, come si lavora senza perdersi d’animo, come si guarda al domani nella consapevolezza che il domani della montagna dovrebbe essere già oggi.
In montagna sono rimasti a vivere anziani e pochi coraggiosi che hanno cercato di radicare lavoro, famiglia e interessi. Non è facile. Un insieme di ostacoli rende impegnativo arginare le frane che scendono dai monti.
In questo mese vi abbiamo accompagnati attraverso i racconti dei nostri cronisti: i primi giorni facendovi toccare con mano ciò che stava accadendo, abbiamo dedicato pagine e pagine, così come fa un giornale che rappresenta una comunità. Quindi abbiamo messo l’attenzione sulla fase che ha portato alla sistemazione delle strade, dei ponti, dei paesi, delle case, dei locali pubblici.
Un mese dopo vi diamo la radiografia dello stato dei lavori che vanno avanti nelle terre ferite per ritornare alla quasi normalità.
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