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Il castoro fotografato per la seconda volta sempre nel Tarvisiano

L’animale è già una star: migliaia di visualizzazioni online. «Importante testimonial per la tutela delle valli»

1 minuto di lettura

TARVISIO. Il castoro tarvisiano è già una star. La notizia del ritorno dell’animale sulla penisola dopo oltre 450 anni di assenza, ha suscitato un livello di interesse e curiosità che stupiscono anche i ricercatori. La notizia e i video lanciati dai media hanno raggiunto in poche ore decine di migliaia di visualizzazioni online.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Il ritorno del castoro nelle foreste friulane, l'eccezionale avvistamento dopo 450 anni]]

«A pensarci bene non deve meravigliare, spiega Paolo Molinari, coordinatore del Progetto Lince Italia dell’Università di Torino –: nell’immaginario collettivo rappresenta un animale simpatico e laborioso, protagonista di molti libri e favole, cartoni animati e film di Walt Disney, raffigurando così una creatura simpatica. Certamente si tratta di un nuovo e importante ambasciatore per la tutela delle nostre meravigliose vallate».

E anche la scorsa notte le trappole videofotografiche sistemate da Renato Pontarini, il responsabile di queste operazioni nell’ambito del Progetto Lince, una bella squadra di ricercatori e naturalisti appassionati, ognuno con la sua specializzazione, hanno dato esiti positivi. Il “Ponta”, come è stato scherzosamente battezzato il castoro dai colleghi, sia per ricordare il suo “bodyguard” Renato Pontarini sia per riprendere le qualità ingegneristiche di un animale che costruisce dighe che diventano anche ponti sui corsi d’acqua, è stato immortalato anche mentre fa toilette.

«La pulitura quasi maniacale del pelo – informa l’esperto Molinari – è necessaria per mantenere la sua piena efficienza, ovvero impermeabilità ed isolamento termico. Questo è necessario quando anche alle basse temperature invernali si entra ed esce costantemente dall’acqua.

Dopo 450 anni è tornato il castoro in Friuli: ecco l'avvistamento nel Tarvisiano

Attualmente “il Ponta” è impegnatissimo a fare scorte invernali, che consistono in giovani e teneri (si fa per dire) rami di latifoglie che dispone nella vicinanza della sua tana e che può raggiungere senza troppa fatica quando arriveranno le prime abbondanti nevicate. Il castoro non va in letargo e resta attivo tutto l’inverno – conclude Paolo Molinari –, tuttavia con alcune limitazioni alla mobilità. Pontarini è già riuscito a documentare anche la presenza di una delle lontre tarvisiane in uno dei laghetti costruiti dal castoro. Una meraviglia unica per il territorio nazionale».

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